nel prato, corrono un bambino e una bambina: la bambina è grassa e mora, il bambino è biondo e col nasone. c'è vento, le nuvole corrono veloci, coprono e scoprono il sole. mucchi di fieno giganteschi imbrigliati per non volare via, disseminati qua e là a punteggiare il verde di altro. e porte che si aprono e si chiudono come palpebre, su questa realtà o quell'altra o quell'altra ancora. i bambini corrono, scappano, si inseguono. la bambina grassa ride, il bambino biondo, col nasone, ride anche lui.
istruzioni per l'uso: iniziare a leggere il libro. rendersi conto di non capire bene cosa stia succedendo, ma continuare a leggere sperando di risolvere il problema (a dire il vero è perché non lo ammettereste mai di non capire cosa state leggendo. vale anche per me). arrivare alla fine con la stessa confusione mentale e solo dopo rendersi conto di aver capito. godere dell'illuminazione. lasciare il libro sul comodino (in realtà va bene anche qualsiasi altra superficie) e riprenderlo dopo qualche ora, leggendolo tutto d'un fiato, saltando anche quelle parti che si ricordano a memoria. esclamare - più o meno ogni pagina e mezzo - "ahhh, ecco!" con soddisfazione.
ripetere l'ultima parte più volte.
verso il mare in ogni caso è un libro strano. già è difficile decidere se è un romanzo che sembra una raccolta di racconti o una raccolta di racconti che sembrano un romanzo. potremmo definirlo narrativa e toglierci dagli impicci, ma proviamoci meglio.
ci sono delle storie, in questo libro, che se inizialmente non sembrano collegate tra loro, poco alla volta svelano il trucco che nascondono: una continua eco che rimbalza in una specie di labirinto fatto di parole ed essenze, e che rimbalzandosi si trasforma in virtù del fatto che tutto quello che vi è tra queste pagine è raccontato, esiste solo come successione ragionata e significativa di parole, gioca con il loro significato, con quello che possono evocare e con le realtà (seppure irreali o surreali o iperreali) che si possono creare quando tutto - lo spazio, il tempo, l'essere - diventa soggetto non più alle leggi fisiche dell'universo ma a quelle più elastiche ma inconfutabili della lingua.
e quando questa lingua è quella delle fiabe e dei sogni, allora le regole non contano proprio più, e il bambino e la bambina (anche quando non sono più bambino e bambina) superano ogni costrizione, vanno oltre il tempo e lo spazio, scavalcano anche i limiti imposti normalmente dall'essere se stessi e non qualcos'altro, dilatano la realtà stessa, e corrono, scappano, si inseguono.
insomma, l'avete capito che non è affatto facile parlare di questo libro, però è facilissimo consigliarvelo perché è uno di quei libri che non rientrano semplicemente tra i libri che mi piacciono, finiscono direttamente nello scaffale dei libri a cui voglio bene, e non è cosa da tutti (i libri).
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