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venerdì 30 dicembre 2016

fuffa, foto, considerazioni sparse e desideri per l'anno che verrà ♥

non c'è niente da fare, si avvicina la fine dell'anno e si fanno necessari i resoconti, quel tirare le somme che ogni volta mi mette ansia.

da un certo punto di vista, quest'anno non è che poi sia cambiato molto, le cose continuano come sempre e questa volta non intendo cadere nella trappola delle aspettative e dei buoni propositi per il prossimo anno. vada come deve andare.
le liste di cose da fare, gli obblighi autoimposti e tutta questa fuffa che va tanto di moda, l'ho provata, non fa per me. preferisco andare avanti alla giornata e lasciarmi trascinare dall'entusiasmo quando c'è. solo così riesco a fare qualcosa davvero.
l'unica cosa che mi permetto di augurarmi e di ripromettermi è di scovare altre cose belle da leggere e di cui cianciare qui. per tutto il resto, mi lascerò sorprendere.
e spero che siano sorprese positive.

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intanto qui si continua a non trovare un lavoro, si continua a tentare di arrangiarsi sbattendo la testa contro gli inevitabili fallimenti che diventano ancora più inevitabili perdite di entusiasmo e paura di sbagliare.
epperò.
sarò pure una sfigata che ancora deve capire cosa farà da grande, ma ho la fortuna di continuare ad essere circondata da bella gente che mi da un sacco di affetto e rende tutto più leggero, e che in qualche modo mi fanno tornare la voglia di provarci anche dopo che tutto è andato per il verso storto: un ragazzo meraviglioso, una famiglia meravigliosa e amici meravigliosi.
e ovviamente, una gatta meravigliosa.
e forse la cosa che più è cambiata è stata proprio la mia consapevolezza di tutto questo.
magari mi serve a qualcosa per il 2017... la consapevolezza e una buona tonnellata di voglia di ricominciare dopo gli errori e i fallimenti.

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quest'anno poi, grazie anche al blog e al bbb, ho avuto la fortuna di incontrare - anche se solo virtualmente - persone che, nonostante la distanza, mi fanno sentire in ottima compagnia anche quando mi ritrovo sola davanti al pc.
insomma, non sono brava con queste cose, le esternazioni d'affetto non fanno per me, ma sono grata a tutti quanti e vorrei riuscire a dire grazie nel modo giusto. non lo so fare, ma spero capirete lo stesso.

e a proposito del blog, questo è stato l'anno, da quando ho cominciato qui, in cui claccalegge è cresciuto di più. la mia consapevolezza in merito è cresciuta tanto, e ho capito che se anche questo non è un lavoro vero (nel senso che non ci guadagno nulla) è quello che mi riesce meglio e mi da più soddisfazioni. e non nascondo che vorrei tanto riuscire a trasformare tutto questo in qualcosa di più serio (e sì, magari anche renumerativo, quasi come un lavoro vero) anche se ancora non mi è chiaro come fare. quello che so per certo è che durante l'ultimo anno claccalegge mi ha fatto non solo conoscere nuovi amici grazie ai quali ho scoperto nuovi libri e fumetti, permettermi di chiacchierare con autori che stimo tantissimo, ma mi ha dato anche una bella scossa all'autostima, mi ha dato la prova che anche io posso raggiungere un risultato, e anche se questo non è nulla di più che un blog che viene visitato neanche duecento volte in media in un giorno, è qualcosa che per alcuni conta abbastanza da lasciarsi convincere a provare qualche nuova lettura e che per me conta tantissimo.

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comunque, per risollevare i toni, che sto diventando smielosa, vorrei bullarmi un po' di quanto questo dicembre sia stato incredibile!
come di certo avrete visto, almeno per quelli di voi che mi seguono anche su instagram, questo claccaday è stato memorabile. e d'altronde era il trentesimo, poteva non essere così? beh, in effetti poteva, ma ve l'ho detto, sono circondata da un sacco di bella gente che ha reso tutto semplicemente stupendo e perfetto, e, ho detto anche questo, spero di essere capace di dire grazie nel modo giusto.
tra autoregali e sorprese incredibili, mi sa proprio che mi servirà una camera nuova e almeno un mese per smaltire tutta la roba che mi ritrovo da leggere (non è vero, alcune cose le ho già fatte fuori e molte altre le finirò presto e ve ne parlerò prima possibile).
a parte i peluscini nuovi, che nonostante l'età che avanza, rimangono una delle mie passioni, ho ricevuto due libri che desideravo tantissimo - e che a pensarci bene sono diversissimi tra loro - l'antologia viaggi nel tempo, edita da einaudi, e dov'è finita audrey?, mi è arrivato, esattamente il giorno del claccaday, come svanire completamente, che avevo pagato a luglio e che ormai davo per disperso, mi sono arrivati dei libri in omaggio da bao (la mattina dopo, ma vale lo stesso), ricomincia da qui (qui trovate il link all'intervista a ste tirasso che ho fatto qualche giorno fa), la quarta variazione e ti prego rispondi, e poi (arrivati il giorno prima del claccaday, ma vale lo stesso) il celestiale bibendum, che avevo preso sullo shop di eris con la promo che regalava quel bellissimo quadernetto che vedete in foto (e che potete avere ancora per un paio di giorni), qualche numero di kamisama kiss (non so se vi ricordate, ne cianciavo qui, lo sto prendendo usato e adesso mi tocca aspettare la fine della serie per recuperare tutti gli altri numeri che usciranno) e i love you suzuki-kun, che speravo di recuperare da tempo immemore.
tra i regali c'è anche un collage bellissimo della bambolina di toy story 3, realizzato da mia zia (siamo una famiglia di artisti), che però non vedete in foto qui, ma trovate su ig (è carinissimo, andate a vederlo! )
ma la più megacicciosorpresissima di sempre è stato il cofanetto di the complete calvin & hobbes, una roba bellissima che desideravo da anni e anni, che credevo non sarei mai riuscita a recuperare e che mi ha fatta rimanere a bocca aperta



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ma come vedete dalle fotografie qui sopra, neanche a natale mi è andata male! ho ricevuto anche una lampada da tavolo bellissima (che non c'è nelle foto) e un paio di sciarpe (classico, ma sempre apprezzato), e una locandina stampata a mano, realizzata da un mio caro amico per un corto prodotto in francia (non chiedetemi altro perché non ho ancora avuto modo di capirne di più), ma le megasorprese sono arrivate sempre da ale, che non contento di aver già fatto il botto con calvin & hobbes, mi ha regalato il libro di benjamin lacombe su frida e il portfolio per festeggiare il ventennale di pikappa (vi ricordate? l'avevo messo nella lista degli acquisti da fare a lucca qui), nonché cose fuffolose e natalizie, che adoro follemente.
e poi c'è il pesce palla, che è una delle cose più buffe e carine che thun abbia mai sfornato!

dovrebbe essere dicembre tutto l'anno!
non solo per i regali, che però sono stati una cosa bellissima, bisogna ammetterlo, ma questo natale mi è piaciuto un sacco. a me piace questo periodo, le decorazioni, le lucine, le serate in compagnia e tutto il resto, e quando mi riesce di passare questi giorni con la gente a cui voglio bene, allora non c'è nulla di meglio!

chiudo con questa foto di camillina, una delle cose più belle che mi siano mai capitate nella vita  anche a lei piace il natale, sopratutto l'albero (e no, non fa quelle cose da pazzi che vedete nei video, scene horror in cui gattini teneri e carini distruggono gli alberi con ferocia inaudita e immotivata), lei al massimo rimane a fissare le lucine o si accuccia sotto ai rami e finge di essere un pacco regalo...
e vi auguro un buon anno che spero sia strapieno di sorprese bellissime (e magari con un po' meno propositi ansiogeni)

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giovedì 29 dicembre 2016

rogue one - a star wars story

una nuova speranza, il IV episodio di star wars e il primo film della saga, iniziava raccontandoci che poco prima, un gruppo di valorosi ribelli era riuscita a trovare e rubare i piani del progetto della morte nera, la terribile arma imperiale capace di distruggere interi pianeti. da quel momento, ai nostri protagonisti toccava sfruttare al meglio quelle informazioni per annientare la minaccia.
il resto della storia lo conosciamo da quasi quarant'anni.
ma come è riuscita l'alleanza a ottenere le informazioni necessarie a luke per poter distruggere la morte nera?


rogue one risponde dopo anni a questa domanda, dando finalmente agli eroi che permisero in episodio IV la nascita di una vera speranza di sconfiggere definitivamente l'impero, il giusto riconoscimento: rogue one è il primo spin off della saga di star wars, un film che sa di star wars ma non è ancora star wars, che è uno dei migliori preludi che si potessero immaginare alla trilogia più famosa e amata dell'intera saga, e che al contempo, riesce a contribuire pienamente alla creazione e all'ampliamento di un background solido e coerente.

non è ancora star wars, ma l'universo è quello che abbiamo conosciuto fino a ora.
solo che rogue one si focalizza su qualcosa in particolare, ovvero l'oppressione imperiale nella sua forma più vera e spietata, un impero forte e ambizioso, ben organizzato e letale, che ha ancora poco a che vedere con quello di episodio IV e con i meme sulla mira degli trooper assaltatori. qui si lascia da parte l'elemento fiabesco che ha sempre caratterizzato la saga, preferendo personaggi con background e obiettivi più realistici.
manca insomma quel tocco di epicità che ha reso celebri i sette film precedenti, musica compresa, che è poi quello che mi è piaciuto meno in questo film (sì, parlo della colonna sonora che è un po' sottotono rispetto a quello a cui siamo abituati), a favore di paesaggi spettacolari e un'attenzione maggiore alla questione politica e bellica in cui versa la galassia: insomma rogue one più che un fantasy/fantascientifico è un vero e proprio film di guerra, in cui il confine tra buoni e cattivi è molto meno netto di quanto non sia stato fino ad adesso.

in un certo senso, la storia di rogue one la si conosce già, ed è facile capire, proprio per l'atmosfera di cui sopra, più realistica e meno fiabesca, come finirà la vicenda, ma in ogni caso, se non l'avete ancora visto, fermatevi qui.
da adesso in poi *attenzione agli spoiler!*

l'impero e l'alleanza ribelle


la prima osservazione che ci è venuta spontanea non appena finito il film è stata sui diversi atteggiamenti dell'impero e dell'alleanza ribelle.
il primo appare meglio organizzato e più minaccioso di quanto non sia stato fino ad adesso.
da un certo punto di vista, credo che molto sia dovuto ai budget di produzione. insomma, non c'è molto da stupirsi se i trooper di una nuova speranza sembravano un po' tonti, e l'impero troppo facile da colpire: si tratta pur sempre di un film realizzato nel 1977, con effetti speciali limitati dalla tecnologia dell'epoca, un film che non aveva alle spalle 40 anni di franchising e una schiera di fan sfegatati, né tanto meno chissà quale investimento economico, un film in cui si poteva anche essere ingenui (e forse proprio per questo siamo così affezionati alla vecchia trilogia).
ma c'è anche da dire che in questo momento, durante la storia raccontata in rogue one, l'impero è al massimo della sua potenza: in meno di vent'anni, il potere imperiale è cresciuto a dismisura, interi pianeti sono stati assoggettati e la morte nera, la più potente arma mai creata prima, anche se non è del tutto completata è già funzionante e ha dato prova della sua terribile potenza: è un impero forte e sicuro di sé, un impero che ha ormai estinto l'ordine jedi e che non ha nulla da temere, di certo non l'alleanza ribelle.
o non ancora, almeno.
dall'altra parte l'alleanza è ancora allo stato embrionale: divisa al suo stesso interno, scossa dalla disfatta dei jedi e dall'ascesa dell'impero, non ha compreso qual è la sua forza, il suo potenziale. i ribelli non sono ancora capaci di sognare in grande, di appigliarsi a piccole speranze per affrontare missioni dall'esito improbabile, come quella che vedremo - o meglio che abbiamo visto - in una nuova speranza. ma proprio grazie alla caparbietà della squadra rogue one l'atteggiamento della ribellione cambierà radicalmente.

questo film è il punto di svolta, quello che segna il passaggio da teniamo i piedi a terra a possiamo farcela, in poche parole.
almeno per quello che riguarda l'alleanza ribelle.
se da un lato l'esito della missione da, appunto, una nuova speranza alla galassia, dall'altro, per l'impero, mostra i punti deboli: infiltrati, traditori, spie, tutti frutti del principio fondamentale a cui si ispira - e aspira - l'impero: la brama di potere, la volontà di sopraffazione, a qualunque costo. lì dove manca un obiettivo comune, lì dove gli alleati sono resi tali solo per paura, non ci si può aspettare che traditori e doppiogiochisti.

la squadra rogue one


nonostante i membri della squadra rogue one siano i protagonisti del film e siano tutti personaggi affascinanti - sui quali avremmo voluto sapere di più, fin da subito, fin da prima di capire che se non li abbiamo mai visti negli episodi successivi un motivo c'è - è molto più difficile affezionarsi a loro rispetto, ad esempio, ai nuovi personaggi di episodio VI, e ci si rassegna subito alla conclusione della storia per quella che è, senza troppo coinvolgimento emotivo (o almeno, per me è stato così. non ho sentito mio il dramma di nessuno, forse solo un po' per k-2so, ma c'ho un debole per i robot e sono di parte).
credo che il motivo sia dovuto principalmente a due fattori: il primo, è che nonostante la protagonista sia jyn erso, in realtà nessuno della squadra ha un ruolo predominante rispetto agli altri, nessuno spicca ai nostri occhi.
il secondo fattore, forse ancora più importante, è che nessuno dei personaggi ha un vissuto misterioso, un qualche trauma o privazione infantile che lo ha nobilitato e lo ha reso un eroe senza macchia e senza paura.
nessuno dei membri della squadra rogue one è un eroe: un droide imperiale riprogrammato come ribelle, un monaco a cui è stato distrutto il suo tempio e che vive credendo a qualcosa che non ha mai potuto veramente sperimentare, un assassino senza scrupoli il cui unico interesse è proteggere il suo amico, un pilota disertore e traditore, un ribelle cresciuto come tale che non ha mai conosciuto alternative e ha fatto ogni genere di cose in nome della sua giusta causa, una ragazzina che ha perso la famiglia, che crede che il padre sia un traditore colpevole di essersi arreso a chi ha ucciso sua madre, che ha passato tutta la vita a diventare un soldato, più per rabbia che per un qualche alto scopo.
ecco chi sono i componenti della squadra rogue one. ognuno decide di prendere parte alla missione per un motivo più o meno personale, ma c'è un altro, grande, enorme perché dietro alla loro scelta, ed è semplicemente il fatto che, in fondo, non hanno nulla da perdere.

nonostante il loro essere non-eroi, nonostante si tratti di personaggi che non incontreremo più, i membri della squadra rogue one, dicevo, sono personaggi affascinanti a loro modo: k-2so è il droide con il miglior senso dell'umorismo che abbia mai incontrato nella saga, se si esclude la scena dell'accendino di bb8, il suo design e le movenze da film ghibli lo rendono un bel personaggio e, dicevo anche questo, sarà che sono particolarmente sensibile al fascino dei droidi, è stato uno dei miei personaggi preferiti.
chirrut îmwe, il monaco cieco che combatte come se fosse uscito da un film sul kung fu, è un altro dei personaggi che ho più amato nel film e si potrebbe dire che è quello che rende rogue one un film di star wars: il suo addestramento, fisico e mentale, lo rende un guerriero che ci regala gli scontri più spettacolari del film, abbastanza da non farci rimpiangere troppo lo sfrigolio delle spade laser. chirrut è al contempo il più saggio, quello che più di tutti ha riposto fiducia nella forza. se gli fosse stato dato più spazio, sarebbe entrato a pieno diritto nel mio cuoricino accanto al maestro yoda.
fedele compagno di chirrut è baze malbus, assassino senza troppi scrupoli e guerriero impavido. chirrut gli dice "non mi serve la fortuna, io ho te", ed effettivamente baze si direbbe l'ombra del monaco. il suo modo di combattere è meno spettacolare, di quello della sua controparte, una sorta di indiana jones senza cappello e con una pistola molto più potente, ma l'aria annoiata durante gli scontri è la stessa di quella che l'archeologo tira fuori quando è sicuro di vincere.
bodhi rook è il pilota imperiale disertore: convinto da gareth erso a portare un messaggio di avviso all'alleanza per avvisarli della costruzione di un'arma letale, bodhi è un'ottima risorsa per la missione rogue one. inizialmente, esattamente come cassian andor - nato ribelle, combattente fin dalla più tenera età, è un tipo che esegue gli ordini senza controbattere, almeno fino a che non incontra jyn - non sembra troppo convinto di fare qualcosa di più di quello che è il suo compito, ma pian piano le ragioni della ribellione diventano anche le sue.


infine jyn erso, la vera protagonista del film, di cui conosciamo subito l'infanzia triste, segnata dalla morte della madre e dalla condiscendenza del padre nei confronti dell'impero, che per tutta la vita è stata addestrata come soldato e che è stata liberata da un campo di lavori forzati dai ribelli per via del suo legame con gareth erso, grazie al quale i ribelli sperano di poter accedere alle informazioni sulla morte nera.
jyn ricorda un po' la rey de il risveglio della forza, senza però avere le capacità straordinarie della misteriosa protagonista che ci ha incantati lo scorso anno.
in jyn non scorre potente la forza, quello che la anima è più la rabbia prima e la voglia di vendicarsi contro l'impero che ha distrutto la sua famiglia poi. è una combattente ma non ha capacità mistiche di alcun tipo e come ogni soldato lavora meglio in squadra, quindi niente duelli epici e ansiogeni per lei.
è una tipa tosta, indurita da una vita ingiusta, che, come accennavo, non ha più niente da perdere ma può solo affidarsi alla speranza che per la galassia le cose cambino.
una ragazza che pian piano inizia a capire che la sua vita non è stata distrutta da suo padre, ma dall'impero, che si accorge che tutto il suo addestramento può essere utile a qualcosa, che la vera ribellione non può basarsi solo sulle possibilità effettive di vittoria, ma sulla speranza.
una ragazza che si trasforma in modo incredibile durante la vicenda e alla quale davvero avrei voluto fosse stato dedicato un po' di tempo in più sullo schermo.

dopo leia e rey, jyn è un esempio di quanto star wars sia riuscito a cambiare l'idea che se ci deve essere una donna in un film, deve essere debole, fragile vittima in attesa di qualcuno che arrivi a salvarla, con il quale poi vivere la storia d'amore perfetta, felici e contenti per sempre blabla.
non c'è bisogno di tutto questo per jyn, non c'è nemmeno bisogno di negarlo.
come era successo in il risveglio della forza, nessuno si stupisce se una donna combatte, nessuno tira fuori minchiate insopportabili come "ehi sei forte per essere una ragazza", nessuno si comporta con lei lasciandosi condizionare dal suo essere femmina, ne lo fa lei.
per questo continuo a credere che i film di star wars - sopratutto questi nuovi film - siano fondamentali anche per quello che riguarda la questione circa gli stereotipi di genere e la necessità di abbandonarli per sempre.
ed è anche per questo che amo alla follia star wars.

domenica 25 dicembre 2016

buon natale!

illustration © seo kim

buon natale da clacca, camilla e dal misterioso recensore!

venerdì 23 dicembre 2016

book blog tour "le città viste dall'alto 2016" ~ VII tappa: intervista a ste tirasso

ed eccoci qui a concludere il nuovo book blog tour organizzato da bao publishing e dedicato ai titoli de le città viste dall'alto usciti nel 2016.

7 tappe, dal 15 al 23 dicembre 2016! un modo per conoscere meglio i graphic novel usciti quest'anno nella collana le città viste dall'alto bao publishing: come quando eravamo piccoli di jacopo paliaga e french carlomagno (su claccalegge se ne è parlato qui!), ricomincia da qui di ste tirasso e la quarta variazione di albhey longo. 


nel giveaway ci saranno tre premi estratti a sorte (quindi tre vincitori!)

- una copia di come quando eravamo piccoli di jacopo paliaga e french carlomagno con uno sketch inedito degli autori
- una copia di ricomincia da qui di ste tirasso con uno sketch inedito dell'autore
- una copia di  la quarta variazione di albhey longo con uno sketch inedito dell'autore

*attenzione!!! regolamento per il giveaway*

- mettere mi piace alla pagina facebook bao publishing
- diventare lettori fissi/seguire tutti i blog/vlog partecipanti;
- commentare tutte le tappe del blog tour; 
- compilare il form con i dati che trovate nel primo post del blog tour (per il giveaway);
- condividere il blogtour sui social;

il giveaway ha durata dal 15 al 23 dicembre 2016.
al termine del blog tour procediamo con l'estrazione dei tre vincitori.

ma veniamo a noi: ricomincia da qui è il primo libro a fumetti di ste tirasso, un storia semplice che racconta dei sogni, delle speranze e del futuro.
una storia che non arriva a una fine, ma a un ricomincia da qui, appunto.


ricomincia da qui racconta di franz e samuele, due ragazzi che si ritrovano nella possibilità di vivere, per l'ultima volta, l'esperienza del campo scout come quando erano piccoli (semi-cit., ma non l'ho fatto apposta, giuro), e in questa breve vacanza, fuori dal tempo e lontani dalle responsabilità, riescono a trovare la risposta alle loro domande sul futuro e a capire per bene i loro desideri.

per parlarne al meglio, ho avuto il piacere di poter intervistare ste, quindi vi lascio direttamente alle sue parole! alla fine dell'intervista trovate il calendario con tutte le tappe del blog tour (se volete partecipare al giveaway ricordatevi di seguire per bene tutte le regole!)
buona lettura

ciao ste, benvenuto qui su claccalegge e grazie mille per la tua disponibilità! 
tu sei molto giovane e ricomincia da qui è il tuo primo libro a fumetti, però hai uno stile molto ben definito e una capacità di narrare che rende difficile che questo sia un esordio! so che lavori da tempo come illustratore, ma quando e come hai deciso di raccontare storie a fumetti?
Ciao Claudia, grazie a te per avermi accolto sul tuo blog! Ti ringrazio per le belle parole, ma io l’ho sentito in tutto e per tutto come un esordio! L’ansia e le insicurezze hanno fatto da padrone durante la lavorazione, e in parte anche adesso che il libro è sugli scaffali, ma sono contento che questo non traspaia durante la lettura.
Come dici tu, dopo gli studi artistici ho iniziato a lavorare come illustratore in campo pubblicitario, grafico ed editoriale, ma parallelamente ho sempre tenuto un blog a fumetti collaborando anche con alcune realtà come Verticalismi o Kill Surf City che mi dessero l’opportunità di raccontare a modo mio. Quindi, anche se professionalmente “nasco” come illustratore, quella di raccontare a fumetti è sempre stata un’esigenza molto forte.
la prima cosa che mi ha affascinato di ricomincia da qui è proprio lo stile dei tuoi disegni: ci racconti come nasce graficamente un personaggio? il suo aspetto lo decidi prima di iniziare a raccontare la sua vicenda o è collegato al ruolo che ha nella narrazione?
Bella domanda! A volte i personaggi vengono fuori da soli, come è stato nel caso di Franz, il primo che ho delineato graficamente. Altre volte invece sono modellati ad uso e consumo della storia, come ad esempio Baloo, il frate: avevo bisogno che sembrasse il classico frate bonaccione e pacifico, per poi rivelare una personalità decisamente più “agonistica”, chiamiamola così. Alcuni personaggi sono stati quindi definiti graficamente assieme alla storia, altri invece hanno subito diversi cambiamenti con il delinearsi della trama, per renderli più efficaci.
in ricomincia da qui hai usato dei colori molto delicati che ricordano l'effetto degli acquerelli (o forse sono proprio acquerelli? scusami, sono tonta e queste cose non sono brava a capirle!), e più in generale il tuo tratto così morbido fa sembrare tutto realizzato a mano e con un uso del digitale molto limitato. ma in realtà quali sono gli strumenti e le tecniche che preferisci quando disegni?
Grazie mille! Sono felice che ti siano piaciuti i colori e le atmosfere, devo rivelarti -ZAN ZAN!- che la colorazione è quasi interamente digitale! Il tratto in bianco e nero è fatto a mano, con una penna-pennello a china su carta, grazie alla quale riesco a mantenere la giusta precisione senza sacrificare l’espressività (cosa che, inchiostrando in digitale, non riesco a fare). Per colorare le fiamme del falò e i capelli della “donna blu” ho usato anche acquerelli, ma il resto, come detto, è colorato in digitale; ho cercato però di utilizzarlo in una maniera calda e intima, senza farlo sembrare meccanico. Non sei la prima ad avere il dubbio sul tipo di colorazione, e sono contento di questo perché era in parte il mio obiettivo!
ho letto da qualche parte che oltre a farli, i fumetti ti piace leggerli (io pensavo che fosse una cosa scontata ma poi ho scoperto che non è affatto così!): quali sono i tuoi titoli preferiti, quelli che reputi indispensabili per ogni appassionato? e ci sono dei disegnatori ai quali ti ispiri maggiormente per il tuo lavoro?
Sono un lettore compulsivo, lo ammetto, e quasi tutto confluisce nel mio modo di raccontare. Tra i miei titoli preferiti ci sono sicuramente “Come prima” di Alfred, “Viola Giramondo” di Teresa Radice e Stefano Turconi, un sacco di libri di Cyril Pedrosa e, uscito recentemente, “Un oceano d’amore” di Wilfrid Lupano e Grégory Panaccione. Tutti questi autori mi hanno influenzato molto sia graficamente che narrativamente.Parlando di letture più classiche, sono un grande fan di “Little Nemo” di Windsor McCay (un genio) e “Calvin&Hobbes” di Bill Watterson (un altro genio). Ma non leggo solo fumetti, e nella mia formazione sono stati importantissimi i libri per ragazzi come le “Brutte Storie” di Terry Deary o romanzi “adulti” come quelli di Murakami Haruki, che è un’enorme fonte di ispirazione per me.
tornando a ricomincia da qui, i protagonisti, franz e samuele, sono due ragazzi che, seppur diversi tra loro, hanno tanto in comune. credo che siano un po' il ritratto della nostra generazione, ma c'è qualcosa di autobiografico nelle loro vicende?
La storia che racconto in “Ricomincia da qui” non è strettamente autobiografica, ma c’è una parte di me dentro entrambi i protagonisti. Anch’io, quando ho iniziato a lavorare a questo libro, stavo affrontando un impiego lontano da quello che avrei voluto fare davvero, ma che ero costretto a svolgere per portare a casa uno stipendio. Quindi nei primi mesi la lavorazione di “RdQ” si è svolta perlopiù alla sera e nelle pause pranzo, e non nego che sia stato duro, ma ho maturato la concezione che si può anche andare avanti a piccoli passi, come poi ho raccontato nel libro.
spesso gli autori più giovani riempiono le loro opere di rabbia, di desiderio di ribellione, a volte di tristezza e malinconia, in ricomincia da qui invece ho sentito fin da subito una dolcezza infinita,una compassione – nel senso più vero e profondo del termine, come una sorta di empatia – non solo tra i personaggi, ma anche tua nei loro confronti, per il modo in cui racconti le loro storie e ti soffermi, anche solo per un attimo, a farci sentire le loro emozioni.
pensi che si ottenga un risultato differente, forse migliore, quando si scrive e si disegna – o più in generale di crea qualcosa che esprime quello che si ha dentro – con l'animo pieno di tenerezza piuttosto che per sfogare un qualche tipo di energia repressa?
Ti rispondo nel modo più sincero possibile: non lo so! Per me è stata una cosa totalmente naturale, e per quanto mi riguarda preferisco sicuramente avere un atteggiamento costruttivo che non “distruttivo” in fase di scrittura: ma è la mia esperienza personale, e tante opere bellissime sono nate da un moto di energia repressa, quindi non esistono regole. Sicuramente per me era importante che il lettore venisse coinvolto nell’esperienza dei protagonisti, e che empatizzasse con loro; la narrazione è venuta di conseguenza.
la terza protagonista della storia è genova, e negli scorci che disegni traspare un forte affetto per la tua città, che raffiguri quasi come un posto incantato. più che una grande città, la tua genova sembra un piccolo borgo pieno di ricordi e nostalgia. si potrebbe dire che ricomincia da qui sia in qualche modo dedicato anche a lei?
Assolutamente sì, Genova è la città dove sono nato ed ho un legame fortissimo con lei, con i vicoli stretti, i panni stesi e le mattonelle irregolari del centro storico. Sono tutte cose che racchiudono un po’ di magia, ed è per questo che per me questa storia non si sarebbe potuta ambientare altrove.
il campo scout in cui franz e samuele si ritrovano nel corso della storia è un luogo in cui il tempo sembra essere fermo e le preoccupazioni quotidiane non riescono a entrare. ma è anche il posto in cui, anche grazie ai bambini a cui i due protagonisti fanno da capo-scout, franze e samuele possono riscoprire la loro, meravigliosamente infantile, capacità di sognare e di desiderare.
anche realizzare ricomincia da qui è stata la realizzazione di un sogno? e, se fossi anche tu lì accanto al falò del campo che hai disegnato, quale sarebbe il tuo prossimo desiderio?
Ricomincia da qui” è stato sicuramente un primo passo che aspettavo di fare da tempo e che ho accolto con emozione e felicità. Ma è un primo passo, appunto, e vorrei raccontare ancora un sacco di altre storie. Quindi sì, il mio prossimo desiderio è di potere raccontare il più a lungo possibile, finchè ne sentirò l’esigenza!
ti ringrazio ancora tantissimo per questa chiacchierata e rinnovo i miei complimenti per ricomincia da qui! ti faccio i miei migliori auguri per i tuoi prossimi lavori e spero di leggere presto un'altra tua storia!
Grazie a te, è stato un piacere. Cercherò di non farti aspettare troppo, ci vediamo alla prossima storia!

calendario del blog tour:
15 dicembre - la fenice book - introduzione ai libri e annuncio giveaway
16 dicembre - il colore dei libri - intervista a albhey longo, autore di la quarta variazione
19 dicembre - ever pop - intervista a jacopo paliaga e french carlomagno, autori di come quando eravamo piccoli
20 dicembre - readvlogrepeat - videorecensione 
21 dicembre - chibiistheway - videorecensione 
22 dicembre - diary of a bibliophile - videorecensione 
23 dicembre - a clacca piace leggere - intervista a ste tirasso, autore di ricomincia da qui

in bocca al lupo a tutti i partecipanti!

mercoledì 21 dicembre 2016

commenti randomici a letture randomiche (26)

eh... la pila delle cose di cui devo parlarvi cresce ogni giorno di più e bisogna smaltirla. quale metodo migliore di un altro post pieno di roba randomica? (beh, forse proprio tanto randomica non è visto che sono tre titoli bao, ma va bene lo stesso...)


il secondo volume di ekhö - mondo specchio, dedicato a hollywood e barcellona, mi ha convinta sul fatto che questa - dopo sky doll - è la migliore serie a cui barbucci si sia dedicato negli ultimi tempi. se poi avesse continuato chosp se la sarebbero giocata, eh, però al momento vince ekhö. (se non vi ricordate del primo volume, ne ho parlato qui)
dopo aver ereditato l'agenzia di artisti della zia defunta, la nostra formicola deve garantirsi di avere talenti di un certo calibro per far quadrare i conti - che non sono proprio in positivo - e così lei e yuri si ritrovano a hollywood (sì, esiste anche in questo mondo ed è, anche qui, la città del cinema per antonomasia), per far firmare un contratto alla bellissima attrice norma jean. ma, con una dose di sfiga che neanche la signora in giallo, c'è una nuova morte misteriosa su cui indagare, e la dote un po' insolita di formicola di farsi possedere dai defunti, darà lo spunto per una storia che al giallo e all'humor caratteristici della serie, mischia questa volta un pizzico di zucchero in più.
a barcellona invece, i nostri avranno a che fare con sparizioni misteriose, artisti pazzi e gatti... inscatolati!
rispetto al primo volume, questo mi ha divertita e coinvolta molto di più. le storie sono piene di citazioni a personaggi famosi, sia realmente esistiti (norma jean è più che evidentemente marilyn monroe, e l'artista pazzo di barcellona somiglia in modo spaventoso a salvador dalí), sia personaggi inventati (il cameo di harry potter a holliwood mi ha fatto ridere tantissimo!), e poi la trama si comincia a fare un po' più consistente e il mistero legato ai preshaun diventa sempre più interessante.
adesso ho molta più voglia di prima di andare avanti con la lettura!
sui disegni non aggiungo nulla, è barbucci, cosa volete dire se non che sono meravigliosi?

altro grande amore di recente scoperta è lumberjanes (di cui ho parlato qui), e questo quarto volume mi è piaciuto tantissimissimo! i misteri legati al campo scout per tipe dure si infittiscono sempre di più, e provare a fare una semplice lezione sulle tecniche di sopravvivenza diventa sempre più difficile per la povera jen: com'è possibile che ci sia una bufera di neve in piena estate?
alle nostre, i motivi per cacciarsi nei guai non mancano mai, però questa volta una misteriosa collezionista di trofei sembra possa salvare la situazione e, sopratutto, dare a jen la considerazione e il rispetto che al campo si vede negato.
ma è davvero così? o sta solo cercando di metterla contro quelle che veramente le vogliono bene e tengono a lei?
si sa, non sempre è oro quel che luccica, e sarà necessario l'intervento di rosie per salvare la situazione... e l'amicizia tra jen e le ragazze!

amicizia - e guai - al massimo! come sempre, ma ormai è chiaro che il campo delle lumberjanes è qualcosa di più che un semplice campo scout: mostri, creature mitologiche, magia, e adesso a quanto pare anche qualche strana alterazione del tempo...
ed è altrettanto chiaro che rosie ha tantissimi segreti da svelare sul suo passato e su quello del campo stesso, che forse possono aiutare jo, april, mal, molly e ripley a capire cosa sta succedendo adesso a loro.

questo volume continua a mantenere i toni dei precedenti, regalandoci le migliori protagoniste possibili, un sacco di azione, avventura, misteri e porta la storia su un binario nuovo, più intrigante e forse pericoloso di quanto si poteva immaginare all'inizio.
la voglia di avere tra le mani il quinto volume è a dir poco indecente!

l'ultimo titolo invece è l'ultimo, per ora, della collana le città viste dall'alto, scritto e disegnato da albhey longo, un autore giovanissimo che esordisce proprio con la quarta variazione.
in questi giorni, con il book blog tour organizzato da bao per approfondire gli ultimi tre titoli della collana, sicuramente ne sentirete parlare (e a proposito, ricordatevi di passare da qui venerdì perché c'è l'intervista a ste tirasso!), ma volevo in ogni caso spendere due parole anche io perché mi è piaciuto davvero tanto.
la quarta variazione è la storia di marco, che sta per finire il liceo e si ritrova davanti a tutti quelli che gli chiedono e adesso cosa farai?
è una delle cose più brutte della vita, la domanda che tutti ti fanno e che ti fanno - quasi sempre - non perché vogliono sapere o, ma magari!, incoraggiarti, ma per lo più è giusto per criticare o farti sentire in difficoltà. ed è un po' così che marco vive questo momento, il periodo in cui parlare dei propri sogni spaventa di più della temuta maturità, e forse è per questo che è più facile far finta di nulla, farsi vedere ancora dubbiosi e indecisi, piuttosto che essere criticati per le proprie scelte.
albhey longo in questa storia riassume tutto quello che c'è di più importante dietro i sogni e i desideri: la ricerca di un sostegno e la paura di non riuscire a ottenerlo, sopratutto quando ti ritrovi a dover affrontare scelte importanti in momenti cruciali della tua vita.
i disegni sono semplici, essenziali ma espressivi, le tavole con i disegni di marco sono bellissime e albhey longo è una delle migliori promesse italiane nel campo. (e bao continua ad avere un ottimo naso a scovare talenti nascosti!)

martedì 20 dicembre 2016

racconti scelti per pesciolini d'argento

wikipedia dice che i pesciolini d'argento, o meglio i lepisma saccharina, sono insetti che, oltre a preferire la scarsità di luce e a dovere il proprio nome alla somiglianza fisica con i pesci, sono degli insetti sinantropici, ovvero, vivono nelle abitazioni umane.
più precisamente, lì dove si trova polvere e carta, quindi nelle abitazioni umane piene di libri, sopratutto (giuro che non guarderò più i miei scaffali allo stesso modo da adesso).


questa cosa della sinantropia la sa bene il protagonista di racconti scelti per pesciolini d'argento - uno degli ultimi titoli di gorilla sapiens edizioni, scritto da marco parlato - che dai suddetti insetti è ossessionato dato che gli infestano la casa, già assediata da una proprietaria un po' ninfomane con l'istinto da crocerossina e invasa dai manoscritti lasciati lì da clara, la sua ex, una traduttrice di romanzi e racconti dell'azerbaijan.

se il compito del nostro protagonista sembra una cosa semplice, finire di montare il video di un matrimonio, uno dei suoi tanti lavori da videomaker freelance, è solo perché non capite cosa vuol dire dover affrontare una sfinge per sapere perché non vi è stato accreditato il bonifico in banca, sopravvivere agli attacchi della signora balducci, che con la scusa di prendersi cura di lui e portargli il pranzo, si propone più o meno spudoratamente come amante, e far fronte a un'invasione di pesciolini d'argento che si annidano nelle intercapedini di tutta la casa.
nel frattempo, così come gli insettini hanno preso il possesso dell'appartamento, i fantasmi dei ricordi del passato controllano la mente del nostro, mischiandosi ai frammenti di storie che clara gli raccontava mentre lavorava e alle figure inspiegabili che appaiono nel video del matrimonio.

" - sono certo di infrangere le tue certezze, sapiens, rivelandoti che la vita è un romanzo tradotto male. troppe sono le mediazioni prima che la verità degli eventi giunga al tuo pensiero, e ogni cosa risulta infida, proprio come una storia passata per due mani di troppo. se già non possiamo fidarci degli autori, quanta fiducia siamo pronti a concedere ai traduttori?"

ogni frammento tornato alla memoria, ogni mistero svelato o da svelare porta a un altro ricordo o un altro dubbio, in un concatenarsi di storie in cui troviamo vecchi coinquilini malati d'amore e nuovi occupanti abusivi che hanno esagerato con i libri di letteratura latina, soldati morti che continuano a scrivere lettere alla famiglia e topolino che cercano di fermare l'avanzata di una colonia di scarafaggi, uomini che indossano le bretelle e ordiscono trame complicate per dar luogo a poco probabili tradimenti e editori narcisisti che non sanno mettere un freno alle loro parole.
così, quella che doveva essere una tranquilla e un po' noiosa giornata di lavoro si trasforma in un racconto di racconti, vissuti, inventati, tradotti e sognati, in cui i ruoli di narratore e protagonista si alternano e si confondono.

racconti scelti per pesciolini d'argento è in realtà un lungo racconto - o un romanzo breve, fate voi - da cui è impossibile staccare gli occhi, si legge tutto d'un fiato, perdendosi tra una storia e l'altra e ritrovandosi alla fine in uno stato a metà tra lo straniamento e la consapevolezza di aver appena terminato un racconto - o romanzo - geniale.

lunedì 19 dicembre 2016

ABC

gli "A" sono i vivi. i "B" sono i mezzi-morti. i "C" sono i morti. laura vive in campagna e ha solo 19 anni, ma li conosce già tutti e tre...


quello di ausonia, a prima occhiata, mi era sembrato una sorta di fantasy.
mi sono bastate poche tavole per capire che, se era un fantasy, non somigliava a niente che avessi mai letto, e qualche pagina in più per rendermi conto che fantasy non era il termine adatto per definire ABC.

la storia di laura e delle vicende che, in un modo o nell'altro, le ruotano intorno, sono in realtà la storia che tutti, dall'alba dei tempi, ci ritroviamo a vivere: la necessità di riflettere sulla vita e sulla morte, di sperimentare che il confine tra una e l'altra è più labile di quanto si pensi, il dover affrontare e superare i lutti, e trovare un motivo per andare avanti nonostante tutto.

per fortuna lo stile di disegno, che fa sembrare le tavole abbozzate e addolcisce le espressioni, trasformando i personaggi in qualcosa di più simile a bambole che persone vere e proprie, ammorbidisce il senso di malinconia che permea l'intero racconto.

laura, dopo la morte della nonna, ha lasciato l'università ed è tornata nel suo piccolo paesino in cui adesso lavora come postina. qui, le persone si dividono in tre categorie: ci sono i vivi, come lei, e i morti, come sua nonna, e in mezzo, in una sorta di spazio a metà tra vivi e morti, ci sono i mezzi-morti, come luca, il ragazzo di laura, una sorta di zombie gentili che non vagano sbavando in cerca di cervelli di cui nutrirsi, ma anzi sono in grado di fare da tramite tra chi è rimasto e chi non c'è più.
e mentre la nonna continua ad apparirle in sogno, angosciata per la mancanza di qualcosa, laura rincontra vecchi amici e scopre nuovi legami.
luca si è ammalato, è diventato un b e si è completamente allontanato da lei. tutto quello che è stato tra loro non potrà più essere, nonostante lui sia ancora qui, è come se già non ci fosse più.
anche erika, la ragazza che laura incontra per caso e di cui diventa subito amica è una mezza-morta, ed è lei che la metterà in contatto con la nonna, per cercare di aiutare laura a capire cosa turba la vecchietta anche dopo la morte e che non riesce a dar pace alla ragazza, che si sente piena di sensi di colpa.


in ABC, oltre a un mistero da svelare. c'è inevitabilmente tutto il dolore e il senso di pacata impotenza che ci prende davanti al più grande dei misteri e la più inalienabile delle aspettative: il dolore rassegnato per chi non c'è più, l'iniziale incapacità di guardare avanti, il rifugiarsi nei ricordi, i tentativi disperati di costruire legami, per quanto esili, per provare a sentire ancora una volta una vicinanza ormai impossibile.
ausonia ci conduce lungo un percorso lungo e difficile, quello dell'accettazione del lutto, un cammino lungo più di duecentocinquanta pagine per noi, più di quattro anni per laura per portarci davanti all'unica risposta possibile, quella che ci dice che per quanto siano importanti quelli che non ci sono più, è ancora più importante esserci ed esserci insieme agli altri.

leggere ABC da un certo punto di vista è stato doloroso, perché ha saputo toccare ferite non del tutto rimarginate (ma a chi si rimarginano certe ferite?), dall'altro molto consolante, sopratutto alla fine.
credo proprio che sia un libro importante che, sopratutto se letto in momenti difficili, sa parlare con schiettezza e dolcezza ai nostri io più vulnerabili e fragili.

domenica 18 dicembre 2016

for whom the jingle bell tolls ~ il natale tra i cliché degli shoujo manga

il book bloggers blabbering torna all'attacco con una serie di post dedicati al natale... a modo nostro! vi faremo leggere una serie di articoli che vi faranno scoprire come si vive quel momento magico, fatto di dolci, regali, alberi addobbati e accrediti delle tredicesime, facendo un giro tra letteratura e fumetto.
per scoprire tutti i prossimi post date un'occhiata al calendario alla fine di questo post!


in giappone, vista la scarsa percentuale di fedeli cristiani, il natale non è una festa ufficiale, di quelle segnate in rosso sul calendario, i negozi, le scuole e gli uffici rimangono in funzione e ovviamente l'aspetto religioso è meno sentito che da noi, ma in ogni caso nemmeno i giapponesi sanno resistere alle lucine colorate, agli alberi addobbati e all'usanza di scambiarsi i doni.
però, in barba al christmas with the yours easter what you want, per i giapponesi il natale è una sorta di san valentino reprise, e sopratutto la vigilia è un momento da passare con la persona amata.

e ovviamente l'appuntamento sotto la neve del 24 dicembre è uno dei più inevitabili - e almeno per quello che mi riguarda, uno dei più amati - cliché da shoujo manga.
elementi imprescindibili sono, a parte i vari palpitamenti di cuoricino: la scena del ommioddio cosa mi metto, a cui segue quella in cui la nostra protagonista è vestita in modo a dir poco adorabile, l'incontro in un luogo pubblico, preferibilmente pieno di altre coppiette e alberi di natale scintillanti e luminosi, meglio ancora se sotto la neve, lo scambio dei regali (lui di solito ha sempre qualche accessorio ultracarino, tipo un fermaglio per capelli - in quel caso lo appunta direttamente sulla sua frangetta, una roba che se provate a farlo sembrate delle idiote, ma nei manga funziona benissimo - o uno strap per il cellulare, quello di lei per lo più è una sciarpa fatta a mano, magari  il  primo lavoro a maglia della vita ma è sempre bellissimo e io invece ancora non ho imparato a fare dritto e rovescio), e - quando a noi povere fangirl va bene - il bacio a stampo tutto timido con la faccia rossissima, preferibilmente su uno sfondo di fuochi d'artificio.
non vi viene voglia di tornare ad avere quattordici anni (magari in un posto dove c'è la neve e nonostante il freddo non vi si screpola il naso? non intendo il giappone, parlo proprio di trasformarsi in una protagonista di shoujo manga)

quale argomento migliore per il mio #bbbchristmas?


nina e koga da love button di maki usami. la regina dei cliché da shoujo manga, che io adoro nonostante le sue storie siano prevedibilissime, non poteva farsi mancare un appuntamento sotto la neve!


sawako e kazehaya da arrivare a te di karuho shiina. non credo esistano due tonti più tonti di sawako e kazehaya, sono di una dolcezza disarmante, ma dopo venticinque volumi di incomprensioni e guance arrossate viene proprio voglia di aspettarsi che questa serie finisca prima possibile.
intanto, ripassiamo il loro primo, un po' disastroso, natale insieme.


miki e yu da marmalade boy di wataru yoshizumi. questo titolo è uno dei must have per ogni appassionata del genere, praticamente un pezzo di storia degli shoujo, non poteva mancare nella lista! christmas date anche per due dolcissimi miki e yu!


sana e akito da il giocattolo dei bambini di miho obana. altra pietra miliare, direttamente dagli anni novanta (quanta nostalgia!), il giocattolo dei bambini, meglio noto nel nostro paese come rossana. qui, sana e akito festeggiano il loro compleanno di mezzo, che cade, pensa un po', proprio il 24 dicembre.
vi confido che, tra tutte, questa è la mia scena preferita!



kira e rei da mars di fuyumi soryo. e per finire una scena che non si svolge esattamente a natale, ma se rei kashino ti porta in moto a vedere uno squallidissimo agglomerato industriale in piena notte, e ti dice che quelle lucine ricordano un albero di natale, allora quello è un albero di natale.

ed eccovi il calendario di for whom the jingle bell tolls, con tutti gli appuntamenti!
we wish you a bbbeautiful christmas! 

sabato 17 dicembre 2016

canvas

dopo anima, volevo spendere due parole su canvas, altro libro che ha visto la luce grazie al crowdfunding (ne avevo parlato qui), sotto l'egida di tatai lab.
canvas è un libro particolare: non è un fumetto e non è nemmeno un artbook, ma un silent book, un libro che racconta una storia senza usare le parole.


canvas racconta la storia di alessandro, un bambino timido e introverso, e della sua passione, quella per il disegno, una passione tanto forte che si trasforma, diventa fisicamente reale, si materializza in una bambina dai capelli rossi vestita di bianco, che cresce insieme a lui e che lo accompagna durante la sua vita: lei lo sprona ad andare avanti, a creare nuove storie e nuovi personaggi, lo incoraggia a coltivare i suoi sogni, sa essere dolce e affettuosa e sa tirarlo fuori dai periodi più neri.

lo stile di disegno di ilaria gelli è molto elegante e raffinato, enormemente attento ai dettagli, oltre che parecchio espressivo - e se così non fosse stato, realizzare un silent book sarebbe stato assolutamente impossibile - e deve parecchio allo stile giapponese per quello che riguarda l'estetica dei personaggi, per lo stile dei vestiti e per la delicatezza delle ambientazioni, tanto quanto al fumetto europeo per il livello altissimo della tecnica di colorazione.


canvas è uno di quei libri che piacerà tantissimo agli appassionati di manga, agli amanti degli artbook e ai disegnatori (o aspiranti disegnatori), perché non solo è graficamente stupendo, ma è anche ottimo per prendere spunti e lasciarsi ispirare quando si prende una matita in mano: ilaria da un'ottima prova di come si possa raccontare una storia rimanendo in silenzio e lasciando che siano solo i volti e le emozioni dei suoi personaggi a parlare.
e, come sempre per tatai lab, il livello della stampa e confezionamento del libro è altissimo, quindi, se cercate un regalo di natale adatto a un collezionista, questo potrebbe essere esattamente quello che fa per voi!

giovedì 15 dicembre 2016

antithesis

il panorama delle autoproduzioni italiane continua sempre di più a stupirmi, è una di quelle cose che più ne leggo e più ne voglio. trovo titoli fatti con passione, impegno e tantissimo talento, albi realizzati con una cura che non ha proprio nulla da invidiare ai lavori delle case editrici "canoniche".
antithesis entra a pieno titolo nella lista delle autoproduzioni che a me piacciono un sacco, c'è entrato senza darmi neanche il tempo di finire di leggere il primo volume.


in un mondo non troppo diverso dal nostro, una sorta di terra alternativa, la civiltà si è evoluta seguendo due strade parallele e inconciliabili: da un lato, nel continente di qayin, il progresso tecnologico e sopratutto medico ha permesso alla gente di non avere più bisogni, di non sentire più il dolore, di non soffrire più per le malattie né per la fame. in questa realtà quasi perfetta, non esiste più la natura: ma non soltanto sono spariti gli alberi, le piante e buona parte degli animali, anche la naturalità dell'uomo sembra essere scomparsa. gli uomini vivono tantissimo, la morte è un problema quasi del tutto risolto, ma sembrerebbe che far nascere bambini sia diventato impossibile. a qayin si vive quasi per sempre, anche se vivere sembra un termine un po' fuori luogo.
ben protetti nelle loro recinzioni di metallo e cemento, gli abitanti di qayin non si curano minimamente di hevel, l'altro continente, lì dove gli esseri umani hanno seguito una linea evolutiva completamente diversa, estremizzando il concetto di in natura sopravvive il più forte, selezionandosi spontaneamente tra i migliori e via via dando vita a una stirpe di esseri fortissimi che si ammalano di rado, ma che non hanno alcuna conoscenza medica o tecnologica.
gli abitanti di hevel detestano qayin, e danno ai suoi abitanti la colpa dello stato di quasi distruzione in cui versa il pianeta.

i due popoli si direbbero assolutamente inconciliabili e in effetti i contatti sono praticamente nulli... ma davvero hevel e qayin non possono convivere serenamente e magari imparare qualcosa gli uni dagli altri?

quando gwen, una degli abitanti di hevel, si ritrova in missione a qayin per salvare i pochi animali rimasti in quel continente senza vita e si scontra con xavier, un criminale di qayin, l'implausibile prende forma e hevel e qayin finalmente si incontrano, si scontrano e si ritrovano inevitabilmente messi in discussione nei loro principi fondamentali.


la trama di antithesis segue le avventure di gwen e della sua squadra, impegnati nella missione di salvataggio degli animali di qayin, aiutati da xavier, ormai loro prigioniero, che usano come guida per potersi muovere più agevolmente tra le diavolerie artificiali di quella parte di mondo a loro così estranea.
da un lato, gli heveliani commiserano xavier per la sua debolezza e la sua dipendenza dalle medicine di qayin, dall'altro lato, xavier considera gwen e la sua stata degli ingenui un po' primitivi.
dovrebbero già essersi accorti che l'unione fa la forza, ma i vecchi dissidi sembrano troppo ardui da superare... aspettiamo il prossimo volume per vedere cosa succederà!

jessica marino ha creato un mondo distopico che rappresenta al meglio le conseguenze catastrofiche della mancanza di equilibrio tra progresso e natura, e sopratutto tra chi è per il progresso sfrenato e chi per il ritorno alla natura selvaggia e impietosa: un modo per dirci che è proprio vero che in medio virtus stat, e ha saputo dar vita a personaggi psicologicamente ben delineati fin da subito.
dell'universo di antithesis e dei suoi personaggi c'è ancora moltissimo da scoprire, e io vi consiglio caldamente di recuperare questi primi due volumi e di continuare a seguire le avventure di gwen e xavier!



link utili:
sito web dove potete trovare gallery, aggiornamenti e lo shop online

mercoledì 14 dicembre 2016

dieci graphic novel imperdibili o quasi (secondo clacca)

questo tipo di post mi piace un sacco, quindi ho pensato di farne uno anche quest'anno. per chi si fosse perso i precedenti, faccio il riassuntone: ho elencato i dieci shoujo manga imperdibili o quasi e le dieci serie manga imperdibili anche se... e l'anno scorso i dieci shoujo manga imperdibili o quasi - seconda edizione. mi sembrava il caso di fare una roba simile anche per i graphic novel, visto che negli ultimi anni ne ho letti veramente tanti (anche se ce ne ho un sacco in wishlist ancora).

anche questa volta, il criterio di valutazione e ordine è assolutamente arbitrario e si basa esclusivamente sul mio personalissimo gusto, e fare una classifica è stato difficilissimo, perché si tratta di titoli fantastici, quindi ho deciso di agire più d'istinto e non pensarci su troppo, quindi niente di eccessivamente serio insomma, ma se volete un consiglio ricordatevi di aggiungerli alla vostra letterina a babbo natale!
ah, l'unica clausola che mi sono imposta per stilare la lista è che si tratti di soli volumi unici, ecco perché non troverete figate immani come strangers in paradise o lumberjanes. ma magari prima o poi faccio anche lista delle dieci serie imperdibili secondo clacca e così rendo giustizia a un sacco di altra bella roba.
e ovviamente, questa non è una lista di fumetti che potete far leggere a chi non ha mai letto fumetti per portarli al lato oscuro. io non sono mai stata dalla parte di chi cerca di convertire qualcuno a qualcosa. di certo, sono storie bellissime che possono piacere a chiunque ami leggere, ma sono sopratutto titoli che consiglio a chi ama leggere fumetti e che, inspiegabilmente, se li è persi.

10 -  itero perpetuo di adam tempesta
la recensione completa di questo libro geniale la trovate qui.
ma se non volete perdere troppo tempo a leggere cosa ne penso io, vi riassumo brevemente: itero perpetuo di adam tempesta è una roba che non appena finite di leggerla vi farà alzare la testa, fissare per un quarto d'ora il vuoto ed esclamare minchia che flash assurdo.
e poi vi verrà voglia di ricominciare da capo.

9 - viola giramondo di teresa radice e stefano turconi
viaggiare alla scoperta del mondo e della sua gente, scoprirne le storie e imparare, attraverso gli occhi dei maestri che la vita ci affianca, cosa ci circonda e cosa ci pervade.
viola giramondo potrà sembrarvi un libro per bambini e in effetti lo è. è un libro per bambini che racconta la vita, la natura, l'arte, la bellezza, la poesia, l'amore e il dolore. è un libro per bambini che parla a tutti e che se non lo conoscete ancora, penitenziagite e recuperatelo al più presto.
qui la mia - un po' delirante ma molto entusiastica - recensione.

8 - bellezza di hubert e kerascoët
tempo fa scrivevo questo: "bellezza, [...], è una storia che un po' fa male, e che al contempo ha, per chi sa leggere oltre, un messaggio profondo, un insegnamento che è il vero collegamento con le favole antiche."
a dire il vero, scrivevo un sacco di altre cose, se siete curiosi andate a (ri)leggere qui.
ma in ogni caso, il punto è che questo libro è davvero immensamente importante.

7 - nimona di noelle stevenson
non sempre le cose sono come sembrano, ma che sia uno squalo, un gatto o un drago, nimona è sempre nimona. un fantasy bellissimo, tra tecnologia e magia, ricco di sorprese, colpi di scena e svariate tonnellate di poesia. qualche parola in più qui.

6 - dolci tenebre di fabien vehlmann e kerascoët
visionario, cervellotico, crudele, spietato.
e bellissimo.
dolci tenebre ci ha fatto scervellare tantissimo prima di riuscire a scrivere un articolo in cui riuscire a dire tutto quello che ci ha fatto sentire e pensare, quindi, se non l'avete ancora letto, rimediate cliccando qui.

5 - il blu è un colore caldo di julie maroh
una delle più belle storie d'amore che abbia mai letto.
e ne ho letto a pacchi.
il blu è un colore caldo è un capolavoro e basta. una storia tristissima e poetica che vi farà piangere ogni vostra lacrima.
ne parlai qui.

4 - daytripper di fábio moon e gabriel bá
quante volte avete pensato chissà come sarebbe andato se...
ecco. al protagonista di daytripper succede tante volte di poter cambiare quel se e di farlo nei momenti più importanti delle tante vite che si vengono a creare, come tanti universi paralleli in cui l'esistenza ha scelto l'altra strada.
ne ha parlato il misterioso recensore, molto meglio di quanto avrei fatto io, qui.

3 - rughe di paco roca
questo libro è già famosissimo di suo, quindi per me non è facile dire qualcosa in più rispetto a tutto quello che è stato detto (per esempio, il misterioso signor ryv ne ha scritto benissimo qui) e riuscire a spiegare in poche parole perché va assolutamente letto. è che rughe è un libro che racconta la storia di un uomo che sta perdendo la sua storia, la sua memoria, la sua identità. e lo fa con una grazia e una forza inimmaginabili.

2 - il porto proibito di teresa radice e stefano turconi
ancora teresa radice e stefano turconi, che con il porto proibito hanno creato un capolavoro osannatissimo, che io e ale continuiamo a spammare da mesi senza sosta.
perché una storia così bella e profonda non è facile da trovare.
e, lo so, sembra tutto banale così, ma fatevi una cortesia, leggetelo.
e preparate i fazzoletti.
e se volete saperne qualcosa in più, cliccate qui.

1 - kobane calling di zerocalcare
un paio di anni fa non avrei mai creduto che avrei inserito qualcosa di zerocalcare in una lista del genere, figuriamoci farlo finire al primo posto.
invece è successo, ed è perché a) zerocalcare è un narratore bravo, ma proprio bravo bravo. e b) con kobane calling ha realizzato un'opera che arriva a toccare veramente fino a quel qualcosa che abbiamo nel profondo, chiamatelo come vi pare.
questo libro io lo farei davvero leggere a chiunque, perché non è solo una bella storia, scritta in modo appassionato e divertente - perché fa ridere anche se racconta qualcosa di molto serio e importante - ma sopratutto perché c'è più qui che in tanti anni di chiacchiere e tg e opinionisti da due soldi.
a me kobane calling ha letteralmente frullato il quel qualcosa di cui sopra, e sono sicura che darebbe la stessa sensazione a chiunque, e il primo posto se lo merita perché è un libro che tutti dovrebbero leggere, anche quelli che un fumetto non lo leggerebbero mai (chissà perché poi).
se volete approfondire, qui trovate la mia recensione.