a meno che non siate nati negli anni duemila, credo che vi ricordiate bene com'era guardare le diapositive da piccoli, l'attesa tra una foto e l'altra, il ronzio del proiettore di sottofondo, il pulviscolo illuminato sospeso a mezz'aria.
sembrava una felicità mi ha catapultato in una sorta di stanza mentale, buia, riscaldata dal motorino del proiettore e riempita da quel ronzio ansiogeno: click - immagine - buio - click - immagine - buio.
mentre leggevo cercavo di dare un nome, di definire in qualche modo quella sensazione che mi metteva addosso il racconto. non era esattamente ansia, era qualcosa di diverso, una sorta di aspettativa puntualmente spiazzata. cosa sta provando questa donna che mi racconta a spezzoni la sua vita? cosa la scuote così forte nonostante provi a ogni costo di rimanere ferma?
me lo spiega direttamente lei con queste frasi: stato di perplessità che precede il crollo schizofrenico. è accompagnato dal cosiddetto "sguardo della verità".
ecco cosa c'è.
la prima parte del racconto sembra un enorme climax verso il crollo, un crescere di ansia mai veramente riconosciuta.
una donna vuole diventare una scrittrice, un mostro d'arte.
si innamora. si sposa. ha una figlia che ama follemente e dalla quale, in qualche misura, sembra soggiogata e spaventata. perde la sua ambizione senza rassegnarsi a farlo. la sua vita è come una collana in cui i piccoli, innocui disastri si susseguono come perle. l'amore è il filo che tiene tutto insieme, che da all'esistenza un equilibrio, se pur fragile.
è nel momento in cui questo filo si spezza che si spezza qualcosa pure nella voce che racconta la sua storia, al punto che smette di parlare di sé e inizia a raccontarsi in terza persona, ormai svuotata di desideri e significati: non è più io, è la moglie, una creatura che, come la parola che usa per definirsi, ha senso solo in relazione a un'altra. è un'altra, si è tirata letteralmente fuori dalla sua vita, sta come davanti a uno schermo a guardarsi. una lunga serie di diapositive in cui non vuole più riconoscersi.
quando ho preso questo libro, a una marina di libri, mi hanno detto è bellissimo, molto sperimentale, merita moltissimo. e quindi mi aspettavo parecchio, per questo l'ho lasciato un po' da parte, con il timore che potesse deludermi.
invece, nonostante le premesse fossero già ottime, mi ha sorpresa parecchio - ovviamente - in positivo. jenny offill è entrata a pieni voti nella categoria autori di cui voglio leggere tutto il leggibile.
Ciao, ho appena scoperto il tuo blog e mi sono aggiunta tra i lettori fissi! Non conosco questo romanzo ma mi ha incuriosita la copertina e, dalle tue parole, sembra anche molto interessante :-)
RispondiEliminaciao ariel ^^ grazie mille e benvenuta!
Eliminasembrava una felicità è un libro bellissimo, molto intenso, molto più di quello che sembra a vederne solo copertina e spessore. merita tantissimo! se lo leggi fammi sapere che ne pensi! a presto!