fa così caldo che il post randomico questa volta si limita a due soli libri, i fumetti rimarranno a decantare sulla scrivania ancora un pochino.
uno dei libri che più ero impaziente di leggere mi ha lasciato dentro come un macigno.
uno dei libri che più ero impaziente di leggere mi ha lasciato dentro come un macigno.
è ruggine, racconta la storia di una vecchietta e del suo gatto ferro. ruggine è il soprannome della vecchia signora, gina, così attaccata alla sua bestiola come la ruggine al ferro.
le premesse erano buone, e di certo non posso dire che sia un brutto libro, o che sia scritto male, anzi.
ma la storia è così triste, così penosa da farti stare male.
non serve molto per rendersi conto di cosa siamo diventati, basta guardare le notizie: mariti, fidanzati, ex fidanzati uccidono le mogli, fidanzate, ex fidanzate, o le costringono a vivere vite orribili, ragazzine stuprate e poi accusate di essersela cercata (questa cosa mi fa così incazzare che aprirei volentieri un ombrello nel culo di chiunque lo dice, giusto per fargli capire cosa vuol dire, per poi dirgli eh, ma te la sei cercata), ragazzini che per passare il tempo uccidono povere bestie e mettono i video su internet, razzismo in ogni dove, l'odio per chiunque sia diverso, i pregiudizi verso i gay, la glorificazione dei propri reati e l'esaltazione della meschinità.
ora, non so voi, ma quando leggo un libro cerco di scappare a tutto questo. voglio, anche solo per poche ore, anche solo tra le pagine, un mondo diverso. un posto in cui la gentilezza, l'onestà, il rispetto, la giustizia, il riscatto esistono. ruggine non è uno di questi libri. è reale, crudo, vero, eppure fin troppo pessimista, fin troppo disperato. è tremendo.
gina è una vittima, ha sofferto dolori così atroci da non poterli neppure nominare, è sola, e odiata in quanto vittima, in quanto anziana, in quando diversa, in quanto donna. è considerata una vecchia strega.
mi ha fatto male leggere questo libro, assistere impotente alla sua storia.
non è brutto questo libro, no, ma decisamente non fa per me. mi metterà tristezza anche solo vederne la copertina da adesso in poi, mi aspettavo qualcosa di meno pesante, forse a tratti un po' comico, un po' sulla scia de la fantastica storia dell'ottantunenne investito dal camioncino del latte. e invece niente, il mio intuito ha toppato alla stragrande.
un libro che invece mi è piaciuto parecchio, e che ho preso a scatola chiusa, è purgatorio di tomás eloy martínez, che ho letto un sacco di tempo fa, e del quale, per un motivo o per un altro, non ero ancora riuscita a scrivere nulla qui.
e così si comincia a scoprire la storia di emilia e della sua famiglia: lei così pura, ingenua, innamorata di simón, protetta - suo malgrado - dal suo nome, lei piena di speranza per il futuro, lei così fuori dai luoghi comuni che la vogliono casalinga, moglie e madre, lei con il suo lavoro, lo stesso di simón. e dietro di lei il padre, il signor dupuy, alleato di un regime oppressivo, padre freddo e lontano che guarda la figlia dall'alto, giudicandola senza mai provare a capirla, senza mai mettersi nei suoi panni, lui che gli unici panni che sa indossare sono quelli dei vincitori, dei prepotenti.
la storia di emilia, dalla breve felicità del matrimonio alla lunga sofferenza per quel marito sparito, desaparecido, dopo un interrogatorio e mai più tornato, quel marito che tanti hanno visto morto e che però lei sa essere vivo, quel marito per cui, per trent'anni, ha mantenuto la speranza, la certezza, di ritrovare. e che infatti ritrova, per caso, in un ristorante.
da quel momento, avanti e indietro tra i ricordi del passato, tra i momenti felici con il marito e quelli amari trascorsi in seno alla famiglia, con un padre violento e opportunista, una madre infelice e malata e una sorella incapace di guardare oltre la punta del proprio naso, la storia di emilia prende pian piano forma. martínez non ci restituisce solo il ritratto di una donna, ma, attraverso di lei, quello di un'argentina piagata e distrutta da una dittatura feroce, dal tremendo fenomeno dei desaparecidos.
un romanzo potente, forte, lirico e bellissimo.
un libro che invece mi è piaciuto parecchio, e che ho preso a scatola chiusa, è purgatorio di tomás eloy martínez, che ho letto un sacco di tempo fa, e del quale, per un motivo o per un altro, non ero ancora riuscita a scrivere nulla qui.
simón cardoso era morto da trent'anni quando emilia dupuy, sua moglie, lo incontrò all'ora di pranzo nella saletta di trudy tuesday.quando un libro comincia così, tu cosa puoi fare? niente, devi continuare a leggerlo, fino alla fine.
e così si comincia a scoprire la storia di emilia e della sua famiglia: lei così pura, ingenua, innamorata di simón, protetta - suo malgrado - dal suo nome, lei piena di speranza per il futuro, lei così fuori dai luoghi comuni che la vogliono casalinga, moglie e madre, lei con il suo lavoro, lo stesso di simón. e dietro di lei il padre, il signor dupuy, alleato di un regime oppressivo, padre freddo e lontano che guarda la figlia dall'alto, giudicandola senza mai provare a capirla, senza mai mettersi nei suoi panni, lui che gli unici panni che sa indossare sono quelli dei vincitori, dei prepotenti.
la storia di emilia, dalla breve felicità del matrimonio alla lunga sofferenza per quel marito sparito, desaparecido, dopo un interrogatorio e mai più tornato, quel marito che tanti hanno visto morto e che però lei sa essere vivo, quel marito per cui, per trent'anni, ha mantenuto la speranza, la certezza, di ritrovare. e che infatti ritrova, per caso, in un ristorante.
da quel momento, avanti e indietro tra i ricordi del passato, tra i momenti felici con il marito e quelli amari trascorsi in seno alla famiglia, con un padre violento e opportunista, una madre infelice e malata e una sorella incapace di guardare oltre la punta del proprio naso, la storia di emilia prende pian piano forma. martínez non ci restituisce solo il ritratto di una donna, ma, attraverso di lei, quello di un'argentina piagata e distrutta da una dittatura feroce, dal tremendo fenomeno dei desaparecidos.
un romanzo potente, forte, lirico e bellissimo.
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