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mercoledì 22 giugno 2016

l'altra figlia

mai sottovalutare un libro di poche pagine. mai.
l'altra figlia pensavo di sciropparmelo in un paio di ore, sapevo pure cosa mi aspettava, avevo leggiucchiato qualche informazione sul contenuto, che vuoi che sia, se potevo preparare un esame in due giorni, sai che ci metto a leggere questo.
invece mi ha accompagnata per più di una settimana. l'ho letto a smozzichi perché ti obbliga a chiuderlo, e lasciarti rimasticare quella passione immensa che accompagna tutto il testo per ore.


annie ernaux scrive una lunga lettera a una sorella che non ha mai conosciuto, nata e morta prima che lei venisse al mondo, nascosta dalle parole e dai ricordi.
è in una domenica di sole, durante il gioco spensierato, che alle sue orecchie arrivano le parole della madre, dirette a un'altra donna, le parole che svelano il segreto. è in quella domenica che per la prima volta sente parlare dell'altra figlia, di quella che non c'è più. sa che non doveva ascoltare, sa che gli adulti parlano davanti ai bambini come se loro non potesse sentire o, peggio, non potessero capire, si sente quasi in colpa e in dovere di far finta di non aver sentito. ma non può tornare indietro, adesso sa.
da quel momento, nella sua vita ordinaria, fatta di quelle esperienze comuni a buona parte del mondo occidentale, rimarrà lo spettro di quell'assenza.

non è tanto la nostalgia di qualcosa di mai vissuto, di una conoscenza impossibile, quanto la consapevolezza di quel dolore che i suoi genitori conservano in silenzio, e che lei non può condividere né lenire in alcun modo.
la scoperta di questo segreto, e l'abitudine a mantenerlo tale, pesa su tutta la sua esistenza, la plasma inesorabilmente, la rende quella che è.
io non scrivo perché tu sei morta. tu sei morta perché io possa scrivere, fa una grande differenza.
il rapporto con i genitori cambia alla luce dell'assenza della sorella, un'assenza che colma ogni spazio e ogni istante. il dolore di quella perdita che li lega lasciando lei fuori. sente negli occhi della madre quasi una sorta di stupore, forse a volte di disgusto, di fronte al suo corpo che cresce e si fa corpo di donna. impossibile vincere la battaglia contro il ricordo di un'eterna bambina, resa sacra dalla sua stessa scomparsa, una bambina che non sbaglia mai, che mai merita una punizione, semplicemente perché non esiste.
è in lei un costante senso di colpa, un non sentirsi all'altezza di ciò che non è e ha in questo suo non essere la forza schiacciante che assicura l'amore smisurato e senza remore. è il senso di colpa di essere e di poter essere solo in virtù di ciò che non è più, una vita realizzata in cambio di una vita stroncata prematuramente.
sono venuta al mondo perché tu sei morta e ti ho sostituita.
questo dolore di cui si sente circondata non è mai riuscita a verificarlo, non ha mai provato a parlarne, non ha mai cercato di conoscere la sorella attraverso i racconti di chi era riuscito a conoscerla. tutta la sua esistenza sembra ruotare attorno a questo unico punto fisso, un vero e proprio centro di gravità che risucchia come un buco nero qualsiasi pensiero, e da questa ossessione non vuole liberarsi, continuando ad affidarsi a sensazioni al limite della paranoia.

straziante e poetico, crudo e senza nessuna volontà di omettere nulla, senza risparmiarsi alcuna sofferenza, l'altra figlia è un racconto profondo, toccante, intenso e struggente. e annie ernaux scrive come se non ci potessero essere altre parole per dire quello che dice: ogni frase, anche la più lapidaria, riesce a essere perfetta come una lama che affonda nella carne senza che coli una sola goccia di sangue.
leggetelo anche se vi farete del male, ne vale la pena.

2 commenti:

  1. Sembra terribilmente struggente... lo metto in lista per quando avrò bisogno di piangere un po', va' :b

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    1. magari piangi, però ti assicuro che lei scrive in un modo così perfetto che te ne freghi che piangi e stai solo a pensare è bellissimo!

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