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lunedì 4 aprile 2016

le variazioni d'orsay

mentre la mia vita continua incasinatissima in questo disperato, anzi no, molto pieno di speranza, tentativo di ingranare con il lavoro, il fine settimana di pasqua mi ha regalato un po' di tregua e di tempo per leggere. ho ricevuto due libri che volevo tantissimo, due libri a fumetti, intendo: crescere, che palle! di sarah andersen e le variazioni d'orsay di manuele fior.
oggi vi parlo del secondo, ma prima vorrei cercare di presentare un po' l'argomento.

innanzitutto il museo d'orsay: potrei liquidare la questione con una di quelle frasi a effetto del tipo "è uno di quei posti che va visto almeno una volta nella vita", ma...
l'edificio venne costruito nel 1898 e terminato in soli due anni, in modo da essere pronto per l'esposizione universale del 1900. per cinquant'anni, l'orsay fu una stazione, ma nel 1950, quando già da una ventina d'anni serviva soltanto come stazione per i treni locali, smise completamente di funzionare e nel 1961 fu addirittura ordinata la sua demolizione, cosa che, per fortuna, fu evitata dalle richieste dei cittadini stessi. l'orsay ospitò compagnie teatrali e case d'asta, ma dobbiamo aspettare il 1978 affinché venga destinato a essere il museo che conosciamo, grazie all'opera di riqualificazione dell'italiana gae aulenti, e il 1° dicembre del 1986 per la sua inaugurazione.

da allora, è famoso per essere il museo per antonomasia in cui poter ammirare le più belle opere di impressionisti e post-impressionisti del mondo: monet, manet, degas, cézanne, renoir, rousseau, seurat, van gogh e via dicendo.

qualche anno fa la casa editrice francese futuropolis ha iniziato un progetto proprio in collaborazione con il museo d'orsay, chiedendo ad alcuni artisti di realizzare delle opere a fumetti che raccontassero il museo, le sue opere e la sua storia. la prima opera frutto di questa collaborazione è stata una moderna olympia (anche questa pubblicata in italia da coconino) di catherine maurisse, la seconda è proprio le variazioni d'orsay. si parla anche di una terza opera che dovrebbe essere realizzata da craig thompson, l'autore di blankets.


saltando da un momento all'altro della storia del museo, avanti e indietro tra passato e presente, fior racconta attraverso le opere la vita stessa dell'orsay. i tempi sono infatti quelli del sogno, in cui tutto si fonde e confonde, i quadri diventano i luoghi stessi della narrazione, e ci si trova spiazzati, dopo una visita a una foresta di sapore rousseauiano, ad accompagnare degas prima nello studio di ingres e poi alla prima riunione, nello studio fotografico nadar, con il neonato gruppo di impressionisti, fino a leggerne il compianto dell'amico valéry.
sono gli anni in cui il mondo dell'arte è in fermento, in cui alla sperimentazione pittorica si affianca il fascino per la fotografia e sopratutto quelli in cui il concetto stesso di arte prende una grossa, importantissima svolta, rifiutandosi di servire il gusto del pubblico, diventando effettivamente pura e semplice gioia per la rappresentazione e l'espressione allo stesso tempo.
l'orsay è un po' la casa di questa rivolta culturale, nelle tele che ospita si vive ancora, come allora, la passione degli artisti che le hanno create, sconvolgendo il mondo intero con qualcosa di mai visto e allora, e forse ancora, non completamente compreso.
fior dipinge la storia della pittura che stravolse il concetto stesso di arte, accompagnandoci in un tour onirico e vertiginoso tra le immagini e addirittura dentro le immagini, tra le storie, gli aneddoti, le realtà che vi si celano dietro.

collaborazione riuscitissima quella tra il museo, futuropolis e manuele fior, che hanno dato vita a un'opera affascinante e preziosa.
sarebbe bello se anche qualcuno dei musei italiani proponesse un lavoro simile ai nostri tantissimi talentuosi artisti per raccontare la loro storia e quella delle opere che ospitano.
confidiamo nella nuova sensibilità che il nostro paese da qualche anno a questa parte sembrerebbe acquisire nei confronti del fumetto.
intanto recuperate questo titolo bellissimo!

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