martedì 23 febbraio 2016

storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà

luis sepúlveda lo conosciamo tutti, credo. il prolificissimo - e bravissimo - autore cileno, oltre che romanzi e racconti per adulti (tra i miei preferiti diario di un killer sentimentale e il vecchio che leggeva romanzi d'amore), è da qualche anno noto al grande pubblico anche per i suoi lavori dedicati a un pubblico più giovane.
in realtà, il suo primo romanzo per bambini/ragazzi, è del 1996, ed è l'ultramegacicciofamosissimo storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, che io lessi più o meno in quegli anni e che è stato, insieme a il piccolo principe e quando hitler rubò il coniglio rosa, uno dei miei "romanzi per bambini" preferiti.
la storia del gatto zorba e della gabbianella fortunata è stata - ed è - un successone mondiale, come si è detto, e la cosa è stata - ed è - ampiamente meritata: zorba sopratutto, è uno di quei personaggi che ti rimangono dentro anche dopo anni e anni. è un tranquillo micione di casa che improvvisamente si trova a dover promettere a una povera gabbiana morente (per via del petrolio che l'ha completamente ricoperta), di prendersi cura del suo uovo e di insegnare al suo piccolo a volare, quando sarà tempo.
nonostante le oggettive difficoltà - come farebbe mai un gatto a insegnare a un pulcino di gabbiano a volare? - zorba mantiene le promesse, e tra lui e la gabbianella, nasce un'amicizia vera, profonda, che supera le differenze tra i due animali, va oltre gli istinti - un gatto è un predatore e un pulcino è la sua preda perfetta - e, da lealtà e rispetto della parola data, si trasforma in affetto sincero.
sedici anni e quattordici pubblicazioni dopo, nel 2012 arriva in italia storia di un gatto e del topo che diventò suo amico, di cui taaanto tempo fa avevo parlato qui. altro successone e questa volta dopo solo un anno arriva storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza, forse quello che ho apprezzato meno tra tutti i libri della serie storia di qualcuno che fa qualcosa. protagonista della storia è una lumachina che cerca risposte ad alcune domande che nessun altra lumaca si è mai neanche posta: perché le lumache non hanno ciascuna il proprio nome? perché vivono tutte nello stesso posto? perché non provano a esplorare il resto del mondo? la lumachina ribelle decide così di partire da sola per trovare tutte le verità di cui ha bisogno, ma durante il suo viaggio non troverà solo le risposte che cercava, ma scoprirà anche una tremenda minaccia che grava su tutte le sue compagne.
solo chi, accanto a lei, accetta di allontanarsi per una volta dal comodo e sicuro "si è sempre fatto così", riesce a salvarsi.
se gli altri due titoli erano stati entrambi (e sarà la stessa cosa per quello successivo, che è quello che di cui in origine volevo parlare, ma mi sono dilungata tanto, scusate) sull'amicizia tra razze diverse, sull'affetto che supera ogni difficoltà e se ne frega dei luoghi comuni e degli stupidi commentuncoli degli altri (cose che dovrebbero essere insegnate e spiegate per bene nelle scuole, anche in modo più esplicito se così le nostre piccole promesse del futuro non riescono a capirlo e ci riempiono i giornali di ragazzini suicidi stanchi di farsi bullare), questo invece invita a riflettere principalmente su sé stessi, sulla propria storia, sulle proprie abilità, caratteristiche, capacità; insegna a capire la propria unicità e a saper contare sulle proprie qualità. una versione un po' più romanzata del più spiccio un pesce si sentirà sempre un idiota se lo valutiamo in base alla sua capacità di andare in bicicletta.

di tutti i libri che avevo ricevuto per il claccaday, l'ultimo che mi mancava da leggere era proprio storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà. ho avuto seriamente paura ad affrontare questo romanzo perché ero certa che mi avrebbe commossa oltre ogni limite imposto dalla decenza (parrebbe che se alla soglia dei trenta ti metti a piangere per qualche film con hugh grant, la società ti comprenderà, perdonerà la tua debolezza e ti confiderà peraltro che no, non sei sola. se ti commuovi per un libro per bambini *leggere le ultime tre parole con aria di disprezzo e poi tornare a sfogliare eva tremila* che parla di un cagnetto e di un ragazzino, beh, sei davvero inqualificabile).


ammetto una cosa prima di cominciare: le tanto temute lacrime non sono giunte e per un motivo ben preciso, e cioè che qui non si gioca sul sentimentalismo spiccio. non avrei potuto essere più grata a nessuno se non a sepúlveda per aver descritto in modo tanto bello e reale la bellezza del legame tra un cane e un ragazzo, senza scadere in melensaggini.

la storia del cucciolo inizia sulla neve, quando cade dalla borsa dell'uomo che lo sta portando chissà dove e rischia di morire congelato. era un cucciolo amato dagli uomini, che dicevano sarebbe diventato un bel cane, ma sulla neve, un cucciolo senza mamma non ha possibilità di sopravvivere.
viene salvato dal giaguaro e cresciuto fino al momento in cui la sua mamma adottiva non lo riporta tra i mapuche, tra la gente della terra. qui, il cucciolo salvato dal giaguaro, viene accolto come un dono tra i tanti doni della terra, e cresce accanto al suo fratellino umano, un cucciolo anche lui, di nome aukamañ - condor libero. al cucciolo che ha dimostrato lealtà a monwen, la vita, non ha ceduto al comodo invito di lakonn, la morte, [...] si chiamerà aufman, che [...] significa leale e fedele.
la vita con i mapuche e con aukamañ è quanto di meglio potesse sperare un cucciolo sperduto sulla neve: aufman vive proprio come se fosse il fratello di aukamañ, è amato e coccolato dai mapuche, un popolo gentile che sa che la natura si rallegra per la loro presenza, e l'unica cosa che chiede è che i suoi portenti vengano nominati con belle parole, con amore.
purtroppo, si sa come vanno le cose. si sa chi è più forte tra gli uomini che vivono in armonia con la natura e quelli che sanno solo contare i soldi nelle loro tasche, e per i mapuche, come per aufman, le cose non saranno per nulla facili...

illustrazioni di simona mulazzani

non voglio spoilerare il resto della storia, perché merita davvero una lettura. è un libro che consiglierei a tutti, ma proprio tutti, senza prestare troppa attenzione alla dicitura età consigliata.
dicevo, mancano le melensaggini, ma tutta la vicenda ha il tono delle antiche leggende, delle storie che i vecchi anziani raccontano ai bambini che sanno ancora emozionarsi per le parole. ha l'aria del racconto attorno al fuoco, la poesia della favola della buonanotte, la forza degli insegnamenti che sanno dare solo gli eroi con le loro gesta, il loro coraggio e il loro immenso amore.
per me è diventato subito un librettino prezioso, uno di quelli che va dritto dritto tra i miei tesori, quelle cose da cui non potrei più separarmi.

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