abbandonare il paesello in cui si è nati e cresciuti, sparire da casa dopo un litigio con tuo padre, non avere più contatti con la tua famiglia per anni, tutto per inseguire il tuo grande amore.
e se poi quell'amore finisce? e se non hai più modo di continuare a vivere solo? allora devi tornare, anche se tornare significa convivere con la nonna e tre zie impiccione...
è uscito da pochissimo il nuovo libro di flavia biondi, la generazione, ma io ho avuto la fortuna di poterlo leggere in anticipo (grazie ♥) e di poterci ragionare un po' su. perché rispetto ai suoi lavori precedenti, questo nuovo romanzo mi ha un po' sorpresa, ho dovuto aspettare di digerirlo per bene per poterne parlare. questa volta è stato impossibile un commento di pancia.
anche se rimangono i temi tanto cari a flavia - l'accettazione di sé, i rapporti con gli altri - qui si fa un passo avanti, l'universo narrativo si allarga dalla coppia (avevamo santo e davide in barba di perle, thomas e leone ne l'orgoglio di leone e diana ed edo in l'importante è finire) all'intera famiglia di matteo: le sue zie, sua nonna, sua cugina, suo padre: tutti legati da grandi incomprensioni e una punta di rimorso, ma anche da un profondo, silenzioso affetto.
matteo è un ragazzo chiuso, barricato in sé stesso, spaventato dall'essere giudicato e ancor di più disprezzato dagli altri. ha sempre temuto il dialogo tanto da rifiutarlo, così, quando è praticamente fuggito a milano dal suo amore, non ha nemmeno chiarito con suo padre, convinto che lui non lo avrebbe accettato.
adesso che l'amore è finito, si ritrova a convivere con le sue zie, ognuna, a sua volta con il suo carico di orgoglio, e con la cugina, sara, incinta di una bambina. pian piano, matteo inizierà a rendere la sua permanenza forzata a casa della nonna più tollerabile, proprio grazie a sara: parlare con lei, ascoltare i racconti di quello che era la sua famiglia prima che lui nascesse, durante la sua infanzia, cominceranno ad aprirgli gli occhi su tante cose alle quali non aveva mai neppure pensato. adesso, capire gli altri e capire sé stesso, sarà il vero modo per crescere, per diventare un adulto a tutti gli effetti.
quanto è facile pensare di essere sempre i soli a soffrire? quanto spesso ci convinciamo che per le altre generazioni, quelle che ci hanno preceduto, tutto sia stato più semplice, più lineare, come se chi ci ha cresciuto non abbia mai potuto amare, soffrire, sbagliare o compiere atti di incredibile coraggio? quanto spesso diamo per scontato che gli altri stiano solo lì per giudicarci, quando invece vorrebbero magari solo che fossimo disposti a spiegare, a raccontare?
non voglio fare spoiler perché la generazione è un libro bellissimo, però devo dirlo: flavia mi ha sorpresa ed emozionata. lo fa ogni volta, ogni volta in modo diverso, ogni volta soffermandosi su qualcosa sulla quale forse non riflettiamo mai abbastanza; e questa volta lo fa con una storia dolceamara di una famiglia, che non è un essere unico e indistinto, ma un insieme di persone e delle loro storie, dei loro sbagli, delle loro paure, delle incomprensioni e dell'infinito amore con cui, anche a volte in modo silenzioso, hanno saputo crescere la generazione successiva.
anche se rimangono i temi tanto cari a flavia - l'accettazione di sé, i rapporti con gli altri - qui si fa un passo avanti, l'universo narrativo si allarga dalla coppia (avevamo santo e davide in barba di perle, thomas e leone ne l'orgoglio di leone e diana ed edo in l'importante è finire) all'intera famiglia di matteo: le sue zie, sua nonna, sua cugina, suo padre: tutti legati da grandi incomprensioni e una punta di rimorso, ma anche da un profondo, silenzioso affetto.
matteo è un ragazzo chiuso, barricato in sé stesso, spaventato dall'essere giudicato e ancor di più disprezzato dagli altri. ha sempre temuto il dialogo tanto da rifiutarlo, così, quando è praticamente fuggito a milano dal suo amore, non ha nemmeno chiarito con suo padre, convinto che lui non lo avrebbe accettato.
adesso che l'amore è finito, si ritrova a convivere con le sue zie, ognuna, a sua volta con il suo carico di orgoglio, e con la cugina, sara, incinta di una bambina. pian piano, matteo inizierà a rendere la sua permanenza forzata a casa della nonna più tollerabile, proprio grazie a sara: parlare con lei, ascoltare i racconti di quello che era la sua famiglia prima che lui nascesse, durante la sua infanzia, cominceranno ad aprirgli gli occhi su tante cose alle quali non aveva mai neppure pensato. adesso, capire gli altri e capire sé stesso, sarà il vero modo per crescere, per diventare un adulto a tutti gli effetti.
quanto è facile pensare di essere sempre i soli a soffrire? quanto spesso ci convinciamo che per le altre generazioni, quelle che ci hanno preceduto, tutto sia stato più semplice, più lineare, come se chi ci ha cresciuto non abbia mai potuto amare, soffrire, sbagliare o compiere atti di incredibile coraggio? quanto spesso diamo per scontato che gli altri stiano solo lì per giudicarci, quando invece vorrebbero magari solo che fossimo disposti a spiegare, a raccontare?
non voglio fare spoiler perché la generazione è un libro bellissimo, però devo dirlo: flavia mi ha sorpresa ed emozionata. lo fa ogni volta, ogni volta in modo diverso, ogni volta soffermandosi su qualcosa sulla quale forse non riflettiamo mai abbastanza; e questa volta lo fa con una storia dolceamara di una famiglia, che non è un essere unico e indistinto, ma un insieme di persone e delle loro storie, dei loro sbagli, delle loro paure, delle incomprensioni e dell'infinito amore con cui, anche a volte in modo silenzioso, hanno saputo crescere la generazione successiva.
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