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venerdì 7 novembre 2014

la libreria del buon romanzo

la libreria del buon romanzo è un quasi-bel racconto, ok, ma uno di quelli che per quanto possano essere carini non è riuscito a coinvolgermi più di tanto. non sono neanche sicura di averne capito il perché... cioè sì, ma andiamo con ordine.

è un giallo ma abbastanza sui generis da farmelo leggere. nel senso che il fatto che sia un giallo non è la parte fondamentale. tutto ruota attorno alla nascita e alla storia particolarissima della libreria al buon romanzo, fortemente voluta e finanziata da francesca, una donna tanto bella e ricca quanto colta, e realizzata nei fatti con l'aiuto di ivan, già libraio e avido lettore.

la libreria al buon romanzo ha come unico scopo quello di essere una libreria di sola narrativa e della migliore narrativa in circolazione. niente romanzetti da due soldi, niente successoni del momento, niente che non valga la pena leggere. la scelta dei titoli viene compiuta attraverso un sistema abbastanza macchinoso: viene istituito un comitato di otto scrittori, i quali non si conoscono tra loro e hanno l'obbligo di mantenere il segreto circa il loro ruolo nella libreria. questi scrittori dovranno indicare quali sono per loro i romanzi fondamentali da tenere in libreria, catalogo che verrà allargato anche da ivan e francesca e man mano anche dai clienti.
l'iniziale successo, condito da articoli entusiasti sui giornali e in tv, il profitto economico eccetera immancabilmente si trasforma nelle prime critiche: quanto è legittimo scegliere quali romanzi sì e quali no? ecco il nodo della questione, sul quale si ritorna più e più volte durante tutto il racconto senza dare una vera risposta. personalmente, credo che non ci sia nulla di così strano in una libreria indipendente che decide di vendere dei libri e di non venderne altri (che peraltro permette ai clienti di ordinare). tutto potrebbe risolversi qui, e invece no, perché proprio sulla legittimità o meno di questa scelta si scatena un putiferio di proporzioni bibliche: dai giornali, agli attacchi su internet, lettere anonime, cartelloni affissi per strada fino all'apertura di altre due librerie concorrenti sulla stessa strada e ben tre attentati agli scrittori del non più tanto segreto comitato.

quello che mi ha poco convinto del libro in buona sostanza è proprio la forzatura del voler trasformare la storia di una libreria - che poi tutti i libri che vengono citati, visto che si millanta un così forte amore per il buon romanzo, far venire un briciolo di voglia di leggerli... due righe sui romanzi anziché sulle vicende da giallo, un po' più di spazio alle storie dei personaggi, avrebbero reso questo romanzo decisamente più affascinante - in un giallo, dove per forza ci devono essere dei cattivi spinti da insane motivazioni a fare del male.
peccato. potenzialmente un libro carino ma se ne doveva - a mio modestissimo avviso - fare qualcosa di diverso. insomma, bastava non farne un giallo, è quello che stona, risulta abbastanza forzato.

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