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venerdì 6 giugno 2014

stoner

ho comprato stoner a dicembre e l'ho letto pochi giorni fa. l'ho lasciato sullo scaffale per mesi, guardandolo con timore. dopo anni di recensioni entusiastiche e commenti positivissimi, avevo seriamente paura di leggerlo. in fondo, sapevo che stoner è un romanzo che parla della vita comune di un uomo comune. avevo paura che non mi sarebbe piaciuto come agli altri perché non sarei riuscita a capire cosa ci fosse di tanto meraviglioso in una cosa del genere.
insomma, poi il coraggio di leggerlo l'ho trovato.
e posso dire che stoner è davvero la meraviglia di cui tutti parlano. ed è una cosa incredibile. la storia banalissima di un uomo banalissimo, niente di più che un normale professore universitario, appassionante come poca roba sia mai stata scritta. che poi non è neanche che la vita del povero william stoner sia resa qualcosa di diverso da quella che è. forse, semplicemente, qualsiasi storia, anche la meno interessante, se raccontata bene diventa qualcosa.

seguiamo la storia di william stoner fin dalla sua infanzia, trascorsa senza meriti particolari né nulla di cui vergognarsi nella fattoria di famiglia. è un bambino di poche parole e pretese, lavora, va a scuola, fa i compiti e tira avanti. fino a che qualcuno non consiglia ai suoi genitori di mandarlo all'università, ad agraria, perché di certo imparerà qualcosa di utile per tirare fuori dalla vecchia testarda terra degli stoner qualcosa in più di quanto non riesca a fare il lavoro di suo padre. eppure, arrivato all'università, il giovane stoner ci metterà poco a capire che la terra non fa per lui, innamorandosi perdutamente della letteratura, deciderà di continuare a studiare anche dopo i quattro anni previsti, deludendo i suoi genitori ma per la prima volta (e forse per l'unica) imponendo un suo desiderio al fiume in piena degli eventi che sembra trascinarlo via con sé.
stoner ci metterà poco a emergere come giovane professore, ma la sua vita sociale sarà sempre circoscritta a pochissimi intimi. si sposa presto, all'arrivo del primo sconcertante amore, quello per edith, bellissima, che accetta di diventare sua moglie pur non amandolo, e nonostante la promessa fatta, non cercherà mai di essere una buona moglie.
mentre lentamente stoner colleziona i suoi piccoli successi all'università, edith si impegna a rovinare la sua vita privata, persino dopo la nascita di grace, la loro unica figlia, che verrà così tanto vessata dall'atteggiamento materno, da rovinare presto la sua vita con un matrimonio sbagliato tanto quanto quello che l'ha generata.
il personaggio di edith è per quanto mi riguarda meritevole di un horror psicologico. è assolutamente pazza, fa tutto quello che fa esclusivamente per rovinare la vita di suo marito, arrivando persino a distruggere psicologicamente sua figlia.
i libri e lo studio saranno per stoner l'unica gioia effettiva, mentre edith si rivela un errore fin dalla prima notte di nozze, grace viene brutalmente allontanata dal padre, e l'unico amore che riesce a sfiorare per un po' gli viene ingiustamente sottratto dalla meschinità del perbenismo dell'ambiente universitario, anche se bisogna pur dire che stoner non prova neanche a sacrificare la sua triste stabilità nel tentativo di perdere la donna che ama.

mentre la storia del mondo impazza tra guerre mondiali, crisi economiche e rivoluzioni, stoner continua le sue lezioni segnate da qualche scaramuccia dalla quale non si fa piegare, dai suoi studenti che anno dopo anno gli passano sotto gli occhi ed entrano ed escono dalla memoria. il mondo si stravolge e lui rimane a sguazzare nel campus, tra la meschina cattiveria di edith e la mediocre stabilità della sua carriera universitaria, minata da ingiuste e miserabili vessazioni. giunto quasi al termine dell'insegnamento, alle soglie della pensione, stoner scopre di avere un tumore, che in pochi giorni dal ritiro dalle aule del campus lo farà spegnere, solo, con un libro tra le mani, il suo libro che ora non gli apparteneva più, tra la tristezza di chi muore solo in silenzio e la meraviglia di un uomo che per tutta la vita ha goduto, fino all'ultimo, della gioia immensa dello studio e dell'apprendimento.

questo è più meno quello che mi è piaciuto da morire di stoner: nonostante tutto quello che accade nel mondo intero e nella sua stessa casa, nonostante la sua carriera, william stoner rimane sempre, costantemente sé stesso, a vent'anni come a cinquanta è un uomo innamorato della letteratura, dei libri, della sensazione che si avverte quando ci si immerge da soli per la prima volta tra delle pagine scritte e se ne trae qualcosa che ci arricchisce, ci sorprende, ci completa per un attimo per poi di nuovo spingerci alla ricerca di altro.
ci sono frasi, sparse per il libro, che arrivano al cervello come proiettili. forse è anche per le meravigliose considerazioni con cui william stoner condisce la sua esistenza che mi è piaciuto un sacco. per qualcuno stoner è un anti-eroe, per me la particella anti non ha alcun significato. stoner è l'eroe del suo mondo e questo basta a giustificare e a sopportare tutto.

insomma, magari questa recensione fa schifo. ma leggete stoner. è un capolavoro.

2 commenti:

  1. Ho questo libro in lista da tantissimo tempo!
    Dopo questa bella recensione mi sa che diventerà il prossimo acquisto!

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    1. bene! spero ti piaccia, fammi sapere appena lo leggi! è un romanzo meraviglioso!

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