nonostante la mia immane lentezza nel gestire questo blog, sono riuscita a terminare la recensione del primo dei libri del mio
tenbooksproject (che se non ve ne ricordate, se ne parlava
qui).
è stata una lettura pesante, densa di significati che mi ha fatto rimuginare per giorni e giorni su quello che andavo leggendo, ed è stato difficile riuscire a parlarne. questo libro mi è piaciuto da morire e mi ha turbata abbastanza da rendermi davvero complicato riuscire a condividere quello che ho sentito durante tutta la lettura.
il vangelo secondo gesù cristo, di josé saramago, è un libro che è stato definito blasfemo e sacrilego, e dal canto mio da non fedele, non so ancora se concordare o no. certo è che il modo in cui la storia di gesù, che conosciamo dai vangeli, è stata notevolmente stravolta in alcuni punti, mentre in altri, in certi piccoli particolari sopratutto, è rimasta molto fedele al testo sacro. eppure le differenze sono molto forti e ci presentano la storia praticamente rivoltandola come un calzino. di certo, se mi perdonate il sarcasmo, è forse la prima storia di gesù in cui non sappiamo davvero cosa aspettarci.
già dal principio, dal concepimento di gesù, che siamo abituati a conoscere dalle parole dell'angelo annunciatore, tutto cambia. la verginità di maria è bell'e andata da un pezzo, è già sposa di giuseppe, un giuseppe giovane quasi quanto lei, e se i due giovani sposi devono aspettarsi qualcosa di diverso da quell'amplesso lo possono intuire solo da una strana colorazione del cielo quel giorno, un momento in cui la luce sembra diversa da quella che siamo soliti vedere, un presagio di qualcosa, forse, ma per giuseppe - e non maria - l'unico che la vede, è assolutamente impossibile capire cosa è successo, come può un falegname immaginare che tramite di lui, il seme di dio ha fecondato la sua sposa, generando colui che sarà il figlio di dio? durante la giornata, maria riceve la visita di un mendicante, un uomo che bussa alla porta per chiedere una ciotola di minestra, non un angelo accompagnato da luce e gloria, che semplicemente le dice che è incinta, che a suo figlio spetta un destino diverso da quello degli altri, e le consegna, nella ciotola che ha svuotato, una strana terra luminescente.
anche qui la famiglia di nazaret si reca a gerusalemme per il censimento, anche qui erode è un vecchio re pazzo per la terribile malattia che lo fa morire e marcire mentre ancora è in vita, anche qui, maria si ritrova a partorire in una grotta fuori betlemme, ché di posti migliori non se ne trovano nel putiferio del censimento, ma non sarà un angelo in sogno ad annunciare a giuseppe che il suo primogenito, un bambino di pochi giorni, rischia di morire per mano dei soldati di erode, succederà solo che giuseppe, per caso o per volere di dio, si trovi ad ascoltare i soldati che stanno andando a compiere il massacro.
giuseppe, terrorizzato, torna alla grotta, in cui i tre si nascondono, maria senza sapere nulla, ché il marito spiegherà solo dopo cosa succede, gesù troppo piccolo per capire o conoscere alcun che.
ma il peso di quello che sa e che non ha evitato graverà su giuseppe come una colpa terribile, un incubo che per tutta la vita lo inseguirà, che farà di notte, ogni notte, di lui il soldato di erode che va ad uccidere suo figlio. sulla coscienza di giuseppe gravano le morti di venticinque innocenti, trucidati tra le braccia delle madri e nelle culle, venticinque dimenticati dalla foga di proteggere il suo bambino.
la vita continua, poi, a nazaret, gesù crescerà studiando, come si conviene, la legge e le scritture, e conoscerà i suoi fratelli, altri otto bambini, concepiti e nati senza annunci strani e senza luci strane nel cielo.
la ribellione dei giudei contro i romani porterà morte e guerra, e arriverà a sfiorare il fianco della famiglia che se è sacra non lo sembra affatto, quando il vicino, anania, annuncerà di voler andare a combattere.
sembrerà una cosa da niente, qualcosa che non interessa nessuno, eppure da questo dipenderà il destino di gesù, anche se ci vorrà un anno per iniziare lo stravolgimento. un anno passa infatti e arriva a giuseppe un messaggero, anania è ferito, è a sefforis, sta morendo. giuseppe, uomo giusto e pietoso, nonostante la paura di lasciare i figli senza padre, va a cercare il vicino. lo trova poi in un magazzino, ferito tra gli altri feriti, moribondo, è impossibile per lui tornare insieme a giuseppe, gli dice di andare via, prima che arrivino i romani a uccidere i ribelli rimasti qui, ma giuseppe non se la sente di lasciare morire solo quell'uomo che in qualche modo può chiamare amico e vicino, così rimane, tutta la notte. ma l'asino con cui era partito la mattina dopo non c'è più, è stato rubato e lui adesso non può andare via, può solo rimanere lì, aspettare i romani e sperare che lo ascoltino proclamarsi innocente. ma i soldati non possono ascoltare e credere a tutti quelli che giurano la loro innocenza, giuseppe è lì, e insieme agli altri, trentanove, verrà crocifisso, morirà tra tormenti che non meritava, né per i crimini non commessi, né per quelli che - come qualsiasi altro uomo - deve per forza aver commesso, neanche per quelle venticinque anime anche ancora lo tormentano dopo tredici anni.
seppellito in qualche modo il corpo di giuseppe, gesù riceve in eredità da suo padre il sogno che lo tormentava ogni notte, questa volta dal suo punto di vista, bambino che vede suo padre avvicinarsi vestito da soldato con l'intenzione di ucciderlo. maria finalmente racconta e spiega al figlio il sogno di suo padre, racconta la strage. e gesù decide di partire, di andare via da quella casa in cui non riesce più a stare, per andare a gerusalemme al tempio a chiedere spiegazioni su quel passaggio di colpa e di pena, e poi si reca a betlemme, dove si ferma a pregare sulla tomba comune dei bambini uccisi per colpa sua, e dove incontra zelomi, la schiava che quasi quattordici anni prima lo vide nascere, e che lo accompagna nella grotta dove gesù ha trascorso i suoi primissimi momenti. lì, dopo una notte, arriva il pastore, quello che maria ha incontrato il giorno del concepimento di gesù, quello che lui non conosce e del quale non sa nulla ancora, che gli dice di conoscerlo, e di andare con lui.
gesù rimarrà per quasi quattro anni con il pastore, nonostante il turbamento che gli da lo strano e quasi blasfemo atteggiamento, senza preghiere, senza ringraziamenti a dio. quattro anni con un pastore senza altro nome che pastore, con un gregge che non è di nessuno, semplicemente sta lì, e ha bisogno di qualcuno che lo accudisca. alla pasqua, gesù, decide di recarsi al tempio a sacrificare un agnellino, ma non volendo uccidere uno di quelli che ha visto nascere e ha aiutato a crescere, va senza animali, convinto che avrebbe trovato il modo di averne uno durante la strada, e così accade, in effetti un ricco signore, con il suo seguito, decide di regalargli uno dei suoi agnellini per poterlo sacrificare. ma giunto davanti all'altare, sconvolto alla vista dei sacrifici, degli animali urlanti e di quelli morti, del sangue, della puzza della carne bruciata, decide di fuggire via con la bestia, incapace di vederlo morire così. sulla strada del ritorno incontra la madre e i fratelli, e anche questa volta decide di non tornare da loro, né, come la madre gli suggerisce, di tornare indietro a sacrificare l'agnello. ritorna dal pastore, che segna il suo agnellino con un taglio sull'orecchio, per distinguerlo da tutti gli altri. anni dopo, capiterà che l'agnellino, ormai diventato pecora, si perda nel deserto, e gesù vada a cercarlo. lo troverà nel deserto e lì incontrerà per la prima volta dio, sotto forma di una colonna di fumo, che gli dirà di avere in serbo per lui un destino di gloria e potere, ma solo in cambio della sua vita. gesù accetta e accetta anche di sacrificare la pecora, come dio gli chiede, proprio quella che anni prima aveva risparmiato, proprio quella che anni prima doveva morire per dio sull'altare del tempio.
tornato a mani vuote dal pastore, lui si mostrerà incredibilmente deluso e amareggiato dal gesto di gesù. l'errore è stato fatto. chi si rifiuta una volta, non può accettare la seconda volta. perché la terza non potrà sfuggire.
dal momento in cui si allontana dal pastore, gesù inizia il suo periodo di vagabondaggio, da una barba all'altra dei pescatori che aiuta con le sue pesche miracolose, l'incontro poi con maria maddalena, una donna che amerà completamente e che starà sempre con lui come compagna di vita, e che lo seguirà anche durante le predicazioni.
il gesù di questo periodo è un uomo semplice, un uomo capace di gesti incredibilmente potenti, capace di miracoli, che agisce solo nel nome dell'uomo e per il suo bene. non c'è dio più di quanto non ce ne sia nella vita di ogni altro uomo. gesù agisce secondo la sua coscienza e per aiutare chi ne ha bisogno.
dio arriva all'improvviso, a chiedere. dio parla con accanto il diavolo, chiede a gesù di diventare il messia, di sacrificarsi come suo figlio, di dar vita a quella che sarà la religione più grande, più forte, più longeva di sempre. una religione per cui molti morranno, una religione di martiri, di crociate, di guerre, tutte nel nome di gesù, un uomo che può rinfoltire le fila dei fedeli di dio. e più forte è dio, più - di conseguenza - forte è il diavolo, suo contrario speculare e imprescindibile.
disgustato da quello che dio gli chiede, spaventato dal sangue che a fiumi imbratterà la terra in suo nome nei secoli a venire, gesù rifiuta. ma chi una volta ha accettato, non può tirarsi indietro.
alla fine, nonostante egli non voglia definirsi figlio di dio, nonostante scelga la fine più ignobile e misera, dio all'ultimo istante si manifesta sopra la croce, contrario alla volontà di gesù, sicuro che il futuro da lui prospettato si potrà finalmente avverare.
fregato, per usare un termine che sarebbe decisamente fuori luogo.
non c'è resurrezione nel libro di saramago, gesù è buono e puro e caritatevole e pieno d'amore, ma è un uomo che rifiuta i progetti di dio, che rifiuta di diventare il simbolo di futuri scontri, è vittima due volte, degli uomini e di dio, del destino che l'ha voluto sacrificio fin dalla nascita. marcato come il suo agnellino, si salva da erode solo per conoscere il peggiore dei patiboli, gli viene concesso di vivere solo per essere usato al meglio quando, non più anonimo bambino privo di qualità particolari, diventa un uomo conosciuto, amato, speciale.
il discorso di dio a gesù è spiazzante, fa male al cuore, e se saramago voleva provocare, c'è riuscito in modo meraviglioso: la gloria in cambio di milioni di vite. è difficile immaginare un dio come quello che presenta saramago, un dio crudele, calcolatore, avido. eppure appare come l'immagine modernizzata di quel dio dell'antico testamento, senza però la volontà di creare con gli uomini una nuova alleanza con gesù.
una visione decisamente laica di come potrebbero essere andate le cose, un'esaltazione dell'umanità del figlio di dio e un immenso rimprovero verso il dio che ha sacrificato suo figlio.
libro consigliatissimo, certo, ma da prendere per quello che è: una geniale e intelligente provocazione su dio e un'altrettanto geniale definizione di gesù cristo come uomo fuori dal comune per l'incredibile carico di amore che porta con sé.