era il 1992, alice si trovava a quel paese e quel paese in confronto a quello di adesso ci fa quasi tenerezza. perché c'era rabbia, frustrazione, malessere psicologico, la sensazione di essere in un mondo sbagliato e di poter fare qualcosa per cambiarlo. erano i tempi in cui si pensava che la tecnologia dell'epoca fosse troppo invasiva, c'erano le guerre, la paura, l'aids e il cancro, il governo era in crisi, il tg parlava di stragi, di inquinamento, di corruzioni, di omicidi, c'era beautiful e le donne si sentivano discriminate per le mimose e l'otto marzo, e integrarsi nella società, per i maturandi di allora, era come per pinocchio incontrare i gatto e la volpe e scoprire che il mondo non è come ce lo si era immaginati. ma c'era la voglia di combattere, la romantica, ingenua illusione tardoadolescenziale che la propria presenza nel mondo fosse un modo per migliorarsi. si guardava alle cose con voglia di fare.
poi alice, dopo quel librettino e altre apparizioni su varie testate, sparì.
cosa le successe ci è dato saperlo soltanto ora, esattamente diciotto anni dopo. alice era stata congelata, surgelata, letteralmente! lei, e il desiderio di un mondo migliore che portava con se, con la speranza che qualcuno offrisse un riscatto per riaverla indietro, cosa che purtroppo per noi non accadde mai. così, nel duemilatredici, alice viene scongelata, si risveglia, ancora ventenne, dopo quasi vent'anni. vent'anni sono tantissimi per cambiare le cose, per risolvere i problemi, per far cessare le guerre, per trovare una cura all'aids e al cancro, per risolvere le crisi di governo, per mettere fine alle tante stragi di ogni giorno in giro per il mondo, per trovare un modo di vivere senza uccidersi e senza uccidere il nostro pianeta e di fare politica in modo onesto, per smettere di festeggiare le donne soltanto l'otto marzo, per riuscire a trovare una via di mezzo tra il paese dei balocchi e il regno del gatto e della volpe.
e invece? sì, ok, beautiful è finito, ma per il resto? beh, abbiamo i tablet e gli smartphone, facebook, twitter, whatsapp e instagram.
in vent'anni non è cambiato niente, se non il tasso di cinismo, e se negli anni ottanta e novanta il futuro sembrava incerto e fare la casalinga spignattando e lustrando pavimenti era il peggio del peggio, adesso è già tanto se ce l'hai un pavimento da lustrare.
ci sono ancora le guerre e le stragi, si sa come risolvere il problema della calvizie ma si muore di cancro peggio di prima, il pianeta è una discarica, la crisi è arrivata a livelli inimmaginabili vent'anni fa e i neodiplomati non hanno più troppe illusioni ché di gatti e volpi ce ne stanno tanti...
ma andiamo sempre avanti verso il futuro, che indietro nel tempo non ci possiamo tornare, ci rimbocchiamo le maniche e trasciniamo la gente con noi, se proprio dovesse andare male, almeno abbiamo qualcosa da scrivere nel nuovo aggiornamento di status su facebook. il mio di oggi sarà sul nuovo libro di silvia ziche, lucrezia e alice a quel paese, che come sempre è una perla di cinismo e genio, uno specchio che ci rimanda indietro la nostra assurdità e ci regala un sacco di risate. e io continuerò ad amare sempre la penna al vetriolo di zia silvia!
Io della Ziche finora ho letto solo Prove tecniche di megalomania,penso proprio darò uno sguardo anche a questo.
RispondiEliminarecupera tutto il recuperabile della ziche, è un'autrice bravissima e i suoi albi sono dei capolavori, dal primo all'ultimo! ♥
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