e finalmente riesco a tornare. non che mi sia assentata per mancanza di tempo, bensì per mancanza di entusiasmo, tra lavori che durano quattro giorni e poi arriva il licenziamento e gente che fa di tutto per assassinare qualsiasi entusiasmo derivante dall'idea di una nuova proposta.
al momento quello che ho in testa è di riesumare qualche vecchio libro del liceo (cerco disperatamente il mio geymonat che la madre ha deposto in qualche luogo inaccessibile nel camerino, lì dove se non sei almeno un metro e sessanta e non sai arrampicarti su una scaletta non puoi neanche avvicinarti) e voglio andare a fare fotografie in giro, giusto per il gusto di creare qualcosa di bello.
innumerevoli sono gli sguardi scettici e gli sbuffi di noia.
ma non è di questo che voglio parlarvi.
ma ho finito un paio di giorni fa persepolis, e anche se non mi ha fatto gridare di gioia, di certo mi ha lasciato sensazioni e giudizi decisamente positivi.
la prima opera a fumetti di marjane satrapi è anche la sua autobiografia. persepolis racconta la storia di marjane dalla sua infanzia fino all'età adulta, ricoprendo una quindicina di anni dell'autrice stessa, e narrandoci al contempo le vicende storie dell'iran, la sua trasformazione da monarchia a repubblica teocratica e sopratutto la rivoluzione islamica e le pesanti restrizioni sociali imposte dal fanatico nuovo sistema di governo religioso.
da bambina nata in una famiglia di progressista, che tenta di comprendere il difficile e contraddittorio mondo degli adulti, che si lascia trasportare da ideali che lei stessa non comprende ancora fino in fondo e che si affida la notte tra le braccia del suo amico dio, dello stupore e dell'accettazione dello stato di guerra, con tutto quello che comporta, marjani cresce in un paese in cui ogni cosa può essere vista come un errore che porta al rimprovero, al castigo, anche alla prigionia e alla morte.
l'accettazione sconcertata degli anni dell'infanzia lascia posto poco per volta alla rabbia dell'adolescente ribelle, che sogna l'occidente come il paradiso dorato della libertà, con la sua musica punk e le sue donne libere di vestirsi e truccarsi come preferiscono.
gli anni della guerra però non accennano a portare alla gente la dolcezza dell'annuncio della fine delle ostilità, e la società, sopratutto nei sistemi educativi, diventa sempre più rigida.
marjane, che ha frequentato il liceo misto francese per anni, si ritrova nelle scuole dove ragazzi e ragazze stanno in aule separate, dove persino le scale sono separate per evitare sguardi e contatti non conformi alle leggi morali, dove ogni giorno le lezioni sono interrotte dalle preghiere e dai lamenti per la morte dei martiri.
impossibile per lei non controbattere alle assurde imposizioni degli insegnati, cosa che convince presto i genitori a mandarla a studiare in austria, per tenerla fuori dalla guerra e per permetterle di crescere senza diventare una sposa sottomessa prima dei vent'anni, priva di esprimersi, pensare e ragionare.
marjane, da ragazza ribelle e progressista in iran, si ritrova a essere una conservatrice in europa. le abitudini dei ragazzi della sua età le sembrano folli e sterili, vuote ostentazioni di una ribellione insensata. ribellarsi contro cosa? verso i genitori, che dovrebbero essere i primi ai quali dare rispetto e amore?
la libertà sessuale in qualche modo la scandalizza e le droghe, che all'inizio la spaventano, diventano il pane quotidiano durante la sua rapida discesa nella depressione.
estranea nel suo paese, nel quale non riesce ad adattarsi ancora una volta per colpa delle leggi morali troppo rigide e insensatamente severe, estranea in europa, nella quale è e rimane un'immigrata nostalgica che non riesce ad ambientarsi fino in fondo.
arrivata al limite in austria, senza più casa, senza amici, con tante delusioni alle spalle, si riduce a vagabondare fino a quando una bronchite non la fa risvegliare in ospedale e la convince a ritornare a casa.
lì la situazione si complica. se il troppo liberismo europeo la destabilizzava, le restrizioni morali e comportamentali del suo paese rendono l'esistenza sempre più difficile.
le feste sono proibite, lo studio all'università, in arti grafiche e plastiche, è reso difficilissimo dall'impossibilità di usare dei modelli svestiti. il solo modo per andare avanti è nascondersi dai controlli, con le feste clandestine o con le sessioni di studio private, dove ognuno a turno fa da modello agli altri, con il tacito consenso di professori che non hanno il coraggio, né le ragioni, di manifestare apertamente il loro consenso nei confronti dei ragazzi. per marjane arriva anche l'amore, e il rapporto tra lei e reza è sottoposto ai controlli continui per strada, dove una coppia non può mostrarsi insieme se non è pronta a dimostrare il matrimonio o una parentela molto stretta, è costretto a consumarsi nelle rispettive abitazioni, senza libertà nè serenità.
il solo modo per ufficializzare il loro status di coppia è ovviamente il matrimonio, che però rovinerà il loro rapporto conducendoli ben presto al divorzio, al seguito del quale marjane tornerà di nuovo in europa.
il resto della storia non viene narrato, ma sappiamo che l'autrice vivrà fino a oggi in francia dove lavora come illustratrice e autrice di fumetti.
quello che colpisce in persepolis è la mescolanza eterogenea eppure riuscitissima della componente intima e autobiografica con quella meno emozionale del racconto storico delle vicende dell'iran.
la satrapi non si perde in autocommiserazioni neanche quando ci parla dei periodi più neri della sua vita, i bombardamenti giornalieri, la morte degli amici cari, la disillusione nei confronti di dio, la depressione, e neanche ci annoia con impersonali elenchi di eventi storici per farci sapere cosa successe in iran da quando lei ha memoria.
con la calma e la consapevolezza di chi ha assimilato e accettato la sua storia difficile, la satrapi la racconta in modo esaustivo e mai morboso, emozionante e mai melodrammatico, accostando alle frasi scarne e spesso lapidarie, disegni di grandissima forza espressiva, fatti di linee grosse e nette, campiture larghe e pesanti, segni a volte quasi stilizzati e fortemente eloquenti nelle loro forme quasi primitive. potente e comunicativo, il disegno della satrapi è concettuale e indescrivibilmente poetico, sopratutto quando si associa ai racconti della sua infanzia, per diventare sempre più descrittivo quando si ritrae nel passato più recente.
proprio nel suo stile grafico e in quello narrativo, all'apparenza così semplici e lineari, si nasconde la forza dirompente ed espressiva di un'opera fortissima e poetica.