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mercoledì 23 maggio 2012

il tormento e l'estasi

giornate orripilanti queste, sto di cacca, non sono riuscita neanche ad andare a lavoro e in ogni caso a lavoro sta andando veramente di schifo e io sto già cominciando a lasciare curriculum in giro, nella speranza di riuscire a fare qualche soldino almeno a giugno e poi scapparmene a ischia prima possibile. lo stipendio, che doveva arrivare il 20, ancora latita. e ovviamente è quello di aprile. il compenso per il lavoro di scrutinio dio solo sa quando lo vedrò. da settembre/ottobre spero di ottenere una situazione un po' meno devastante.
intanto siamo finalmente entrati nel vivo dei lavori per la stanza: mobili ordinati e mura in fase di tinteggiatura. inutile dire che io sto impazzendo con tutto chiuso negli scatoloni, sopratutto perché mi ritrovo, proprio in questi giorni di forzata nullafacenza, senza nulla da leggere: i libri sono imballati e non ho un centesimo in tasca per andare in fumetteria o fare un ordine su amazon (dove il carrello è già pronto e attende impaziente).
e ieri ho finito l'interminabile romanzo su michelangelo, il tormento e l'estasi, di irving stone.
lettura vagamente deludente, anche se non è facilissimo spiegare il perché. ci provo.

l'opera di stone è una bellissima biografia romanzata molto accurata e dettagliata. racconta la storia di michelangelo da quando inizia il suo periodo di apprendistato nella bottega del ghirlandaio e segue tutta la sua vita fino all'ultimo momento. il michelangelo di stone è una figura complessa e fuori dalle righe sotto ogni aspetto: il travagliato rapporto con la famiglia, un padre che vede nel figlio più che il genio un artigiano che può incrementare il patrimonio dei buonarroti, e che in fin dei conti non ha mai accettato l'idea che suo figlio rinunciasse al nobile mestiere di mercante per abbassarsi a un lavoro duro come quello dello scultore, i fratelli che anche loro non comprendono la sua arte ma approfittano delle entrate economiche. dall'altra parte la famiglia "adottiva" di michelangelo, degli scalpellini di settignano dai quali ha imparato l'amore materno (la sua vera madre è morta quando lui era molto piccolo e ne serba appena qualche ricordo), l'amore familiare che i suoi parenti di sangue non hanno saputo dargli, ma sopratutto l'amore per la scultura.
non solo nell'ambito domestico michelangelo non riesce ad avere la giusta considerazione, ma anche i suoi committenti, escluso lorenze de medici, gli creano di volta in volta problemi.

ma andiamoci con ordine. insoddisfatto della pittura, non vede l'ora di allontanarsi dalla bottega del ghirlandaio, dentro la quale lavora con incredibile talento e pochissimo entusiasmo. riesce a farsi ammettere, per le sue eccezionali doti, alla corte di lorenzo il magnifico, il quale gli da la possibilità di dedicarsi alla sua passione per la scultura. dalla morte di lorenzo in poi, michelangelo non conoscerà mai qualcuno che lo considererà allo stesso modo e gli darà la giusta riconoscenza. nonostante la maggior parte dei suoi committenti siano papi e la sua condizione di artista vada sempre crescendo a ogni opera, michelangelo può annoverare tra i suoi risultati più problemi che vittorie, più dispendio di denaro che guadagno.
nonostante il largo numero, sempre crescente, di ammiratori, riuscì a farsi non pochi nemici, entrambe le fazioni spinte all'amore o all'odio sempre per via del suo incredibile e assolutamente fuori dal comune talento artistico. i pochi, passionali e quasi sempre platonici, amori, le amicizie, ma sopratutto il lavoro di ideazione e creazione delle opere sono raccontati con dovizia di particolari e con più che abbondante plausibilità.

allora cosa c'è che non va? a mio modestissimo avviso, la troppa cura nella documentazione, lascia troppo poco spazio proprio alla riflessione che sta dietro ogni opera, liquidando in fretta proprio quella fase di tormento ed estasi che precedeva il lavoro compiuto: poche pagine, a volte poche righe, per spiegare quali fossero i pensieri e le intenzioni che generavano l'idea prima dell'opera. poco o nulla circa la tecnica di realizzazione. poco o nulla circa le considerazioni stesse dell'artista a proposito dei suoi lavori una volta ultimati. avrei francamente preferito che si tralasciassero le informazioni sul contesto storico, sui committenti eccetera, e si esplorasse questa incredibile figura più al suo interno. per quanto un tale genio possa essere compreso e spiegato a parole.
in definitiva direi che è un buon romanzo, ma assolutamente non arriva a cogliere la grandezza e l'unicità di michelangelo. ed è un vero peccato.

5 commenti:

  1. Peccato davvero, pensa che avevo puntato questo libro in libreria, pochi giorni fa, e già mi ero fatta delle aspettative... vero è che, come dici tu, descrivere sulla carta un tipo di genio come quello michelangiolesco è un'impresa molto ardua! :)

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    1. attenzione, non è un brutto romanzo e secondo me vale la pena di leggerlo, solo che punta più sul lato storico/sociale che su quello artistico... però in effetti per quello sarebbe meglio un catalogo @_@

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    2. Graze per la precisazione! :D
      Eh, vero... o, ancora meglio, una monografia solo su Michelangelo - credo che ce ne siano un'infinità, per fortuna, visto quanto è noto!

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    3. sì, ce ne sono molti, economici e non, molto curati e non. io sto ancora rosicando per un librone da 20 chili che non presi alla feltrinelli e che ora non ricordo come si chiamasse =_="

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    4. Come ti capisco, ho lasciato in libreria certe occasioni per cui ora mi mangerei le mani ><

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