cos'è questo libro!
ho passato mesi e mesi a sfogliarne le prime pagine in libreria perché non volevo spoilerarmi nulla per una volta, avevo troppa voglia di leggerlo per bene, senza anticiparmi nulla.
avevo trovato recensioni e commenti, ne avevo parlottato con chi l'aveva letto, e ho riscontrato pareri sempre contrastanti: a chi è piaciuto tantissimo e chi invece è rimasto deluso o troppo sconcertato. manco a dirlo, la mia curiosità è cresciuta in modo devastante, e appena ho avuto la possibilità (grazie millefoglie ♥) l'ho divorato in piena notte.
e bam! posso dirlo adesso: questo libro è un capolavoro! mi aspettavo qualcosa di bello, ma non pensavo sarebbe stato così tanto bello!!!
a prima occhiata, dolci tenebre sembra una favola dai toni macabri, piccole creature buffe e simpatiche che abitano il cadavere di una bambina morta nel bosco.
lo stile grafico altalena tra quello pupazzoso e stilizzato delle scene in cui compaiono gli esserini minuscoli di cui sopra, e quello realistico e dettagliato dedicato alla bambina e non solo...
ma c'è molto, molto di più.
io e il misterioso recensore c'abbiamo messo tanto, ne abbiamo parlato parecchio e abbiamo cercato di scrivere al meglio tutto quello che siamo riusciti a tirar fuori da queste pagine, dopo ore passate ad analizzare (in senso strettissimo!) vignetta per vignetta: per spiegarvi la nostra interpretazione del racconto, dobbiamo per forza di cose, tirare fuori un casino di spoiler. quindi se non avete letto il libro, passate oltre e tornate dopo. intanto solo una cosa: fatevelo prestare, leggetelo di nascosto in libreria, fate come volete. ma leggetelo.
le prime pagine segnano l'inizio di una vicenda a dir poco sconcertante. la nostra protagonista, che poi scopriremo si chiama aurore (e questo è un dettaglio molto importante) si ritrova in dolce compagnia - sorseggia cioccolata con il principe hector - quando il luogo in cui si trovano, qualunque esso sia (non c'è alcuna descrizione dell'ambiente, lo sfondo è semplicemente bianco) inizia a essere invaso da una strana e abbastanza disgustosa sostanza molliccia di color rosa violaceo.
aurore e i suoi amici scappano fuori, si ritrovano sotto la pioggia. e hanno appena abbandonato il cadavere di una bambina, sdraiato in quello che sembra un piccolo bosco. un corpo gigantesco rispetto a loro, che sono piccoli come insetti.
le creaturine sembrano spaesate, come se fossero state abbandonate, stordite e in qualche modo impaurite. ma se, per quanto strano possa sembrare, è chiaro cosa è successo, non è facile capire chi sono questi piccoli esseri...
simbologia delle creaturine
posto che questi piccoli esseri non possono essere reali, diamo per assodato che simboleggino qualcosa e che questo qualcosa sia, ovviamente, collegato alla bambina ormai morta, poiché è dal suo cadavere che sono usciti.
le piccole strane creature rappresentano, ognuna a suo modo, aspetti tipici della personalità infantile: la curiosità spesso crudele nei confronti degli animali e degli insetti (il bimbo che tortura la coccinella), la mancanza di consapevolezza del poter causare dolore, la paura di essere diversi e di non sentirsi accettati e la conseguente remissività nei confronti di chi viene reputato migliore, e nel frattempo il bisogno di riconoscersi con qualcuno ancora più debole (timothée), l'egocentrismo, la mancanza della lealtà nei confronti degli amici e la superficialità dei rapporti interpersonali, interessanti solo quando l'amico è qualcuno cui è opportuno e utile stare accanto (plim), l'incapacità di dominare gli istinti (la bambina gigantesca sempre affamata), la scoperta del pudore (la bambina che mentre pesta qualcosa in un mortaio si ritrova a osservare il sesso di hector), la paura di essere traditi da chi ispirava fiducia (la bimba del sogno).
se si voleva distruggere l'ideale di innocenza e purezza dell'infanzia, qui ci si è riuscito appieno: una sorta di signore delle mosche, reso ancora più disturbante dalla delicatezza del tratto e dei colori.
aurore, zélie, jane: tre figure-chiave
tra tutte le piccole creature, aurore, zélie e jane spiccano per la rilevanza che hanno nella storia: aurore, l'eroina della storia, è sempre la più lucida e saggia, è quella che cerca di mantenere salda la situazione, comportandosi un po' da capo, senza però opprimere nessuno, occupandosi della gestione del cibo ad esempio, cercando di aiutare chi ha bisogno di una mano, senza lasciarsi troppo trascinare dai giochi crudeli degli altri, dalle loro crisi di nervi o dalla loro indifferenza alla situazione. almeno fino a che non entra in scena zélie, che possiamo tranquillamente definire la nemesi di aurore, che riuscirà ad angariarla al punto di farle perdere (anche se per poco) il controllo.
zélie è crudele, narcisista, egoista, ha la mania del comando e nessun interesse per i morti che ha sulla coscienza. se aurore si preoccupa di mandare avanti e reggere la piccola comunità, zélie cerca in tutti i modi di costruire una corte di servitori sciocchi che la acclamano e la riveriscono, senza mettere mai in dubbio nessuna sua decisione. fa del male per il puro gusto di farlo, senza alcun sentimento e plausibilmente senza interesse, se non quando sposa hector solo per sottrarlo ad aurore. alla fine sarà scontro aperto tra le due quando zélie riuscirà, non sappiamo come, a far fuori jane, unica amica rimasta ad aurore.
jane è la più misteriosa, silenziosa ed adulta delle tre. appare per poco e parla ancora meno, viene ammirata da aurore per i suoi modi di fare maturi e sicuri.
loro tre però non sono semplicemente simboli del comportamento infantile genericamente inteso, come abbiamo visto per gli altri personaggetti, ma hanno con l'aurore-bambina un rapporto molto più profondo.
volendo andare a scomodare freud - e wikipedia, che i ricordi del liceo di dieci anni fa sono andati a farsi friggere - possiamo associare le tre creature di cui sopra.
l'Io, per definizione, è la parte della psiche che gestisce l'essere in rapporto agli altri e all'ambiente, che insomma presiede al controllo e al rapporto con la realtà. è la parte che media tra l'Es e il Super-Io, che abbraccia conscio e inconscio. è - secondo quanto detto sopra - rappresentato da aurore.
l'Es è la parte della nostra psiche più istintiva, governa le pulsioni erotiche, l'aggressività, l'istinto di auto-conservazione o quello di distruzione (e auto-distruzione) e se ne frega delle convenzioni sociali e della moralità. e oserei dire che è un modo perfetto per descrivere zélie.
infine il Super-Io è, sempre nella teoria freudiana, la parte della psiche che fa propri i codici comportamentali e le regole apprese, che cerca di frenare l'Es e che dialoga con l'Io per cercare di soddisfare le richieste istintive nel migliore dei modi. fondamentalmente si tratta di una sorta di ideale cui l'Io tende costantemente per emanciparsi dall'istintività. ovviamente questo ruolo non può che essere assegnato che a jane.
ipotesi sulla storia di aurore
cercare di dare una spiegazione alle piccole creature venute fuori dal corpo di aurore non è stato facilissimo, ma neanche impossibile.
quella che veramente ci ha fatto dannare è stata la domanda cosa è successo alla bambina nel bosco? perché non è poi tanto normale che ci sia un cadavere di una bimba in un bosco, abbandonato così a decomporsi per circa un anno (è reso molto evidente l'avvicendarsi delle quattro stagioni), senza che nessuno la cerchi, la seppellisca.
oltretutto, guardando e riguardando le scene in cui si vede e intravede il cadaverino, non ci sono ferite evidenti, né segni di incidenti o maltrattamenti, né macchie di sangue sull'erba o sui vestiti.
ma allora come è morta la bambina? è stata uccisa? e perché si trova nel bosco?
ci sono tre elementi che portano tutti nella stessa direzione: il sogno di una delle piccole creature, il misterioso uomo e alcuni oggetti nella sua casa, l'ossimoro presente nel titolo.
nel sogno, aurore-bambina appare sola, addormentata nel bosco. qualcosa a un certo punto la sveglia, lei si guarda intorno e in alto. poi si alza e va, da qualche parte. ovviamente si tratta solo di un sogno, e di un sogno che, a ben pensarci, non è mica così spaventoso da giustificare il terrore della piccola creatura che l' ha sognato.
ma se la parte più orribile del sogno fosse stata omessa? se la paura, o magari il senso di colpa per essersi fidata e il dolore di essere stata tradita, fossero così forti e grandi da venire rimossi?
se il sogno fosse in realtà un ricordo, se la bambina guardando in alto non vedesse solo gli alberi e il cielo come vediamo noi? c'è una vignetta dove si vede chiaramente che sta guardando qualcosa o più plausibilmente qualcuno più grande di lei, che le sta parlando.
e c'è un uomo di cui non sappiamo nulla, un uomo povero, a giudicare dai vestiti e dalla minuscola casetta in cui vive solo. un uomo che per qualche misterioso motivo, nella sua piccola abitazione piena di mozziconi di sigarette, bottiglie e lattine, insieme agli strani marchingegni che costruisce o ripara, tiene una bambola rotta.
come collegare i due? di certo l'uomo non è il padre di aurore: la bimba è vestita con abitini nuovi e plausibilmente costosi, ha uno zainetto da scuola ed è immediato pensare che provenga da una famiglia benestante.
nella casetta non c'è nessuna traccia della presenza, anche lontana nel tempo, di altri abitanti oltre all'uomo. solo una bambola. ma il letto è singolo, il mobilio è essenziale, non ci sono giochi, vestitini, libri, la cucina è ridotta a un solo fornello con un bancone di legno che funge da tavolo da lavoro quanto, plausibilmente, da tavolo per pranzare. un ambiente in cui certo non è cresciuta una bambina elegante come aurore, con i suoi bei capelli biondi e la gonnellina pulita.
un incontro casuale dei due? difficile da pensare, perché come detto, il cadavere non presenta ferite di alcun tipo, e non si potrebbe giustificare la presenza della bambola a casa dell'uomo, unico elemento che lo collega direttamente alla bambina.
il titolo contiene un ossimoro che, nel momento in cui capiamo il significato, inizia a farci venire la pelle d'oca. non so se avete mai sentito parlare della sindrome di stoccolma.
è una particolare condizione psicologica che interessa le vittime di violenza, fisica, verbale o psicologica, che porta a provare affetto, ammirazione e a volte amore totale nei confronti del proprio carnefice, e che si verifica sopratutto nei casi di rapimento (prende il nome proprio da un caso di rapimento avvenuto a stoccolma). una situazione terribile, il rapimento, magari la reclusione in un posto buio, le tenebre, eppure un sentimento di fiducia e forse d'amore, un dolce moto dell'animo.
se questa possibilità vi pare assurda, allora è l'aurore piccina, quella che abbiamo identificato con l'Io (non sono così ferrata in psicologia, ma ho leggiucchiato delle cose giusto per capire meglio se questa teoria funzionava, e in effetti, secondo freud, l'Io è la parte della mente che, nelle situazioni di pericolo o dolore, affronta la parte più consistente dello stress, e che può reagire, nel contesto di un rapimento, rendendosi dipendente, affettivamente oltre che fisicamente, dal rapitore, arrivando appunto, fino ad innamorarsene) che conferma tutto, nel sentirsi a casa quando arriva nella capanna dell'uomo, quando dice che le piace il suo odore, quando alla fine, lo chiama il suo dolce principe. (qui, jane, il super-io, invece non sopporta il posto in cui si trova, rimane solo per necessità, trova l'odore dell'uomo sgradevole e cerca di evitarlo, ritenendolo pericoloso.)
questi piccoli dettagli ci hanno permesso di capire cosa rappresenta, di completare il ragionamento che vorrebbe svelare la simbologia delle tre figure e anche, di conseguenza, di teorizzare meglio la storia dell'aurore reale. alla fine possiamo dunque supporre che la scena iniziale della storia non sia che il tragico epilogo di un rapimento finito male.
ps. ovviamente né io né il misterioso recensore siamo psicologi/psichiatri, abbiamo basato questa analisi della storia su nozioni scolastiche e altre facilmente reperibili in rete, per cui perdonate eventuali carenze e/o imprecisioni.
*fine spoiler*
insomma, per quanto mi abbia turbato, e anche tanto, mi è piaciuto, l'ho trovato un capolavoro agghiacciante e disturbante oltre ogni aspettativa, ma anche molto intelligente e mai fine a sé stesso, mai gratuito nella sua brutalità.
è in ogni caso un'opera molto più complessa di quella che appare, e spero proprio che con questa nostra teoria, io e ryv siamo riusciti a cogliere quello che lo sceneggiatore voleva lasciar intendere. se l'intento era solo di far perdere ore di sonno ai lettori, beh, obbiettivo raggiunto!
se lo recupererete, fate un bel sospiro prima di cominciare e sappiate che vi farà davvero male.
Postfazione di Ryv
Inutile dire che ho vegliato una notte intera pur di venire a capo di questa sorta di enigma e non posso esimermi dal sottolineare ogni singola parola della nostra clacca. Doveva essere un post a quattro mani, ma ho ben pensato di lasciare fosse lei a scriverlo, sia per il suo stile che, come vedete, è meno tedioso del mio (e considerato l'argomento avrei potuto lasciarmi prendere la mano), sia per dare uniformità al contenuto. Ciò non toglie sia stata una faticaccia che - ad essere sincero - rifarei.
Dolci Tenebre mi è entrato nel cuore, lo considero riuscitissimo e, sembra stupido, ma vorrei complimentarmi e confrontarmi con lo sceneggiatore in persona (Lo contatteremo, vero clacca!?)
Aggiornate le vostre wishlist.
le creaturine sembrano spaesate, come se fossero state abbandonate, stordite e in qualche modo impaurite. ma se, per quanto strano possa sembrare, è chiaro cosa è successo, non è facile capire chi sono questi piccoli esseri...
simbologia delle creaturine
posto che questi piccoli esseri non possono essere reali, diamo per assodato che simboleggino qualcosa e che questo qualcosa sia, ovviamente, collegato alla bambina ormai morta, poiché è dal suo cadavere che sono usciti.
le piccole strane creature rappresentano, ognuna a suo modo, aspetti tipici della personalità infantile: la curiosità spesso crudele nei confronti degli animali e degli insetti (il bimbo che tortura la coccinella), la mancanza di consapevolezza del poter causare dolore, la paura di essere diversi e di non sentirsi accettati e la conseguente remissività nei confronti di chi viene reputato migliore, e nel frattempo il bisogno di riconoscersi con qualcuno ancora più debole (timothée), l'egocentrismo, la mancanza della lealtà nei confronti degli amici e la superficialità dei rapporti interpersonali, interessanti solo quando l'amico è qualcuno cui è opportuno e utile stare accanto (plim), l'incapacità di dominare gli istinti (la bambina gigantesca sempre affamata), la scoperta del pudore (la bambina che mentre pesta qualcosa in un mortaio si ritrova a osservare il sesso di hector), la paura di essere traditi da chi ispirava fiducia (la bimba del sogno).
se si voleva distruggere l'ideale di innocenza e purezza dell'infanzia, qui ci si è riuscito appieno: una sorta di signore delle mosche, reso ancora più disturbante dalla delicatezza del tratto e dei colori.
aurore, zélie, jane: tre figure-chiave
tra tutte le piccole creature, aurore, zélie e jane spiccano per la rilevanza che hanno nella storia: aurore, l'eroina della storia, è sempre la più lucida e saggia, è quella che cerca di mantenere salda la situazione, comportandosi un po' da capo, senza però opprimere nessuno, occupandosi della gestione del cibo ad esempio, cercando di aiutare chi ha bisogno di una mano, senza lasciarsi troppo trascinare dai giochi crudeli degli altri, dalle loro crisi di nervi o dalla loro indifferenza alla situazione. almeno fino a che non entra in scena zélie, che possiamo tranquillamente definire la nemesi di aurore, che riuscirà ad angariarla al punto di farle perdere (anche se per poco) il controllo.
zélie è crudele, narcisista, egoista, ha la mania del comando e nessun interesse per i morti che ha sulla coscienza. se aurore si preoccupa di mandare avanti e reggere la piccola comunità, zélie cerca in tutti i modi di costruire una corte di servitori sciocchi che la acclamano e la riveriscono, senza mettere mai in dubbio nessuna sua decisione. fa del male per il puro gusto di farlo, senza alcun sentimento e plausibilmente senza interesse, se non quando sposa hector solo per sottrarlo ad aurore. alla fine sarà scontro aperto tra le due quando zélie riuscirà, non sappiamo come, a far fuori jane, unica amica rimasta ad aurore.
jane è la più misteriosa, silenziosa ed adulta delle tre. appare per poco e parla ancora meno, viene ammirata da aurore per i suoi modi di fare maturi e sicuri.
loro tre però non sono semplicemente simboli del comportamento infantile genericamente inteso, come abbiamo visto per gli altri personaggetti, ma hanno con l'aurore-bambina un rapporto molto più profondo.
volendo andare a scomodare freud - e wikipedia, che i ricordi del liceo di dieci anni fa sono andati a farsi friggere - possiamo associare le tre creature di cui sopra.
l'Io, per definizione, è la parte della psiche che gestisce l'essere in rapporto agli altri e all'ambiente, che insomma presiede al controllo e al rapporto con la realtà. è la parte che media tra l'Es e il Super-Io, che abbraccia conscio e inconscio. è - secondo quanto detto sopra - rappresentato da aurore.
l'Es è la parte della nostra psiche più istintiva, governa le pulsioni erotiche, l'aggressività, l'istinto di auto-conservazione o quello di distruzione (e auto-distruzione) e se ne frega delle convenzioni sociali e della moralità. e oserei dire che è un modo perfetto per descrivere zélie.
infine il Super-Io è, sempre nella teoria freudiana, la parte della psiche che fa propri i codici comportamentali e le regole apprese, che cerca di frenare l'Es e che dialoga con l'Io per cercare di soddisfare le richieste istintive nel migliore dei modi. fondamentalmente si tratta di una sorta di ideale cui l'Io tende costantemente per emanciparsi dall'istintività. ovviamente questo ruolo non può che essere assegnato che a jane.
ipotesi sulla storia di aurore
cercare di dare una spiegazione alle piccole creature venute fuori dal corpo di aurore non è stato facilissimo, ma neanche impossibile.
quella che veramente ci ha fatto dannare è stata la domanda cosa è successo alla bambina nel bosco? perché non è poi tanto normale che ci sia un cadavere di una bimba in un bosco, abbandonato così a decomporsi per circa un anno (è reso molto evidente l'avvicendarsi delle quattro stagioni), senza che nessuno la cerchi, la seppellisca.
oltretutto, guardando e riguardando le scene in cui si vede e intravede il cadaverino, non ci sono ferite evidenti, né segni di incidenti o maltrattamenti, né macchie di sangue sull'erba o sui vestiti.
ma allora come è morta la bambina? è stata uccisa? e perché si trova nel bosco?
ci sono tre elementi che portano tutti nella stessa direzione: il sogno di una delle piccole creature, il misterioso uomo e alcuni oggetti nella sua casa, l'ossimoro presente nel titolo.
nel sogno, aurore-bambina appare sola, addormentata nel bosco. qualcosa a un certo punto la sveglia, lei si guarda intorno e in alto. poi si alza e va, da qualche parte. ovviamente si tratta solo di un sogno, e di un sogno che, a ben pensarci, non è mica così spaventoso da giustificare il terrore della piccola creatura che l' ha sognato.
ma se la parte più orribile del sogno fosse stata omessa? se la paura, o magari il senso di colpa per essersi fidata e il dolore di essere stata tradita, fossero così forti e grandi da venire rimossi?
se il sogno fosse in realtà un ricordo, se la bambina guardando in alto non vedesse solo gli alberi e il cielo come vediamo noi? c'è una vignetta dove si vede chiaramente che sta guardando qualcosa o più plausibilmente qualcuno più grande di lei, che le sta parlando.
e c'è un uomo di cui non sappiamo nulla, un uomo povero, a giudicare dai vestiti e dalla minuscola casetta in cui vive solo. un uomo che per qualche misterioso motivo, nella sua piccola abitazione piena di mozziconi di sigarette, bottiglie e lattine, insieme agli strani marchingegni che costruisce o ripara, tiene una bambola rotta.
come collegare i due? di certo l'uomo non è il padre di aurore: la bimba è vestita con abitini nuovi e plausibilmente costosi, ha uno zainetto da scuola ed è immediato pensare che provenga da una famiglia benestante.
nella casetta non c'è nessuna traccia della presenza, anche lontana nel tempo, di altri abitanti oltre all'uomo. solo una bambola. ma il letto è singolo, il mobilio è essenziale, non ci sono giochi, vestitini, libri, la cucina è ridotta a un solo fornello con un bancone di legno che funge da tavolo da lavoro quanto, plausibilmente, da tavolo per pranzare. un ambiente in cui certo non è cresciuta una bambina elegante come aurore, con i suoi bei capelli biondi e la gonnellina pulita.
un incontro casuale dei due? difficile da pensare, perché come detto, il cadavere non presenta ferite di alcun tipo, e non si potrebbe giustificare la presenza della bambola a casa dell'uomo, unico elemento che lo collega direttamente alla bambina.
il titolo contiene un ossimoro che, nel momento in cui capiamo il significato, inizia a farci venire la pelle d'oca. non so se avete mai sentito parlare della sindrome di stoccolma.
è una particolare condizione psicologica che interessa le vittime di violenza, fisica, verbale o psicologica, che porta a provare affetto, ammirazione e a volte amore totale nei confronti del proprio carnefice, e che si verifica sopratutto nei casi di rapimento (prende il nome proprio da un caso di rapimento avvenuto a stoccolma). una situazione terribile, il rapimento, magari la reclusione in un posto buio, le tenebre, eppure un sentimento di fiducia e forse d'amore, un dolce moto dell'animo.
se questa possibilità vi pare assurda, allora è l'aurore piccina, quella che abbiamo identificato con l'Io (non sono così ferrata in psicologia, ma ho leggiucchiato delle cose giusto per capire meglio se questa teoria funzionava, e in effetti, secondo freud, l'Io è la parte della mente che, nelle situazioni di pericolo o dolore, affronta la parte più consistente dello stress, e che può reagire, nel contesto di un rapimento, rendendosi dipendente, affettivamente oltre che fisicamente, dal rapitore, arrivando appunto, fino ad innamorarsene) che conferma tutto, nel sentirsi a casa quando arriva nella capanna dell'uomo, quando dice che le piace il suo odore, quando alla fine, lo chiama il suo dolce principe. (qui, jane, il super-io, invece non sopporta il posto in cui si trova, rimane solo per necessità, trova l'odore dell'uomo sgradevole e cerca di evitarlo, ritenendolo pericoloso.)
questi piccoli dettagli ci hanno permesso di capire cosa rappresenta, di completare il ragionamento che vorrebbe svelare la simbologia delle tre figure e anche, di conseguenza, di teorizzare meglio la storia dell'aurore reale. alla fine possiamo dunque supporre che la scena iniziale della storia non sia che il tragico epilogo di un rapimento finito male.
ps. ovviamente né io né il misterioso recensore siamo psicologi/psichiatri, abbiamo basato questa analisi della storia su nozioni scolastiche e altre facilmente reperibili in rete, per cui perdonate eventuali carenze e/o imprecisioni.
*fine spoiler*
insomma, per quanto mi abbia turbato, e anche tanto, mi è piaciuto, l'ho trovato un capolavoro agghiacciante e disturbante oltre ogni aspettativa, ma anche molto intelligente e mai fine a sé stesso, mai gratuito nella sua brutalità.
è in ogni caso un'opera molto più complessa di quella che appare, e spero proprio che con questa nostra teoria, io e ryv siamo riusciti a cogliere quello che lo sceneggiatore voleva lasciar intendere. se l'intento era solo di far perdere ore di sonno ai lettori, beh, obbiettivo raggiunto!
se lo recupererete, fate un bel sospiro prima di cominciare e sappiate che vi farà davvero male.
Postfazione di Ryv
Inutile dire che ho vegliato una notte intera pur di venire a capo di questa sorta di enigma e non posso esimermi dal sottolineare ogni singola parola della nostra clacca. Doveva essere un post a quattro mani, ma ho ben pensato di lasciare fosse lei a scriverlo, sia per il suo stile che, come vedete, è meno tedioso del mio (e considerato l'argomento avrei potuto lasciarmi prendere la mano), sia per dare uniformità al contenuto. Ciò non toglie sia stata una faticaccia che - ad essere sincero - rifarei.
Dolci Tenebre mi è entrato nel cuore, lo considero riuscitissimo e, sembra stupido, ma vorrei complimentarmi e confrontarmi con lo sceneggiatore in persona (Lo contatteremo, vero clacca!?)
Aggiornate le vostre wishlist.
Bellissima analisi! xD
RispondiEliminaAnche io ho colto i dettagli ma tutto resta avvolto cmq nel mistero! @_@
..quando l'incomprensibile sa come farsi amare..
grazie mille nyu! ci abbiamo messo un po' ad arrivare a queste conclusioni, ma ne è valsa la pena! ^^
EliminaOk, ho letto solo l'introduzione del tuo post perché mi hai convinta, lo voglio!
RispondiEliminaahah, ottimo! allora quando lo leggi fammi sapere cosa ne pensi! ^^
EliminaIo mi sono letta tutto il post e sinceramente mi hai fatto venire voglia di leggerlo. A Lucca darò un'occhiata da vicino.
RispondiEliminadai tutte le occhiate che vuoi! io l'ho detto che è una figata! ti ho mai delusa?
EliminaSono contenta che ti (anzi vi!) sia piaciuto così tanto! :) concordo sull'analisi ed in particolare anche io avevo pensato più o meno a questa storia per la bambina, anche se non ero arrivata alla sindrome di stoccolma!
RispondiEliminaPurtroppo io con questo titolo non ce l'ho fatta...trovo l'idea geniale, ma certe scene mi hanno impressionata tantissimo, nonostante io abbia anche letto di peggio...non so neanche spiegare perché. Di sicuro non è una lettura che lascia indifferenti!
ahah, ci hai fatto un gran regalo con sto fumetto XD
Eliminain effetti è davvero sconcertante, non tanto per il fattore violenza quanto per il collegamento che si fa tra l'azione violenta e personaggio infantile e tenerino che la compie, con tutta l'ingenuità del caso. a me questo ha turbato più di tutto il resto.
Ottimo! :D
EliminaEsatto! E anche per i vari indizi sulla possibile storia della bambina. Sul momento magari non ci si pensa, ma quando ho visto la bambola rotta ho fatto 2+2 e mi sono proprio venuti i brividi >_< anche per questo fatto che nessuno verrà mai a sapere nulla e tutto resterà nel bosco >_<